30 Maggio 2024
Roger Abravanel, fonte: imagoeconomica
In un articolo su Milano Finanza a firma del professor Mannoni viene citato un sondaggio secondo cui per il 94% degli israeliani la continuazione della guerra a Gaza è giusta. Viene naturalmente da chiedersi come è possibile che tutti gli israeliani - non soltanto Netanyahu e i suoi seguaci - siano a favore della continuazione di un conflitto che costa tante vite. E come è possibile che dallo stesso sondaggio appaia un plebiscito a favore dello status quo in alternativa a ‘due popoli due stati'? Allora è vero che gli israeliani sono tutti dei guerrafondai estremisti di destra, sfacciati sostenitori delle violenze dei coloni?
C'è però anche chi si chiede com'è possibile che - nonostante le atrocità commesse il 7/10 - stia crescendo il supporto per un'organizzazione di stupratori e barbari assassini. E che molti occidentali inneggino a uno stato (perché Gaza lo è a tutti gli effetti) che ha massacrato 1.500 civili, stuprando, mutilando, uccidendo donne, decapitando e bruciando bambini innocenti, prendendo come ostaggi 250 donne, vecchi e bambini. E come le università siano diventate accampamenti di studenti che inneggiano a Hamas.
Tutti antisemiti? Non credo, per lo meno non la maggioranza.
Queste posizioni diametralmente opposte nascono da una visione profondamente diversa della natura e degli obiettivi di Hamas. Chi protesta, nella misura in cui è consapevole del per che cosa protesta (e molti non sanno neanche quali sono il fiume e il mare di from the river to the sea e che questo slogan significa la sparizione di Israele) pensa che Hamas sia un'organizzazione di liberazione nazionale. Hamas come Che Guevara o come il movimento di liberazione algerino. Il 7 ottobre, secondo loro, è il risultato dell'occupazione israeliana. Se avessero avuto uno stato, il 7 ottobre non sarebbe successo. Non si risolve il conflitto cercando di eliminare Hamas, ma consentendo la costituzione di uno stato palestinese.
Gli israeliani invece sanno che questa versione dei fatti è totalmente falsa. Ai palestinesi, guidati non dai fanatici religiosi di Hamas, bensì dagli apparentemente più moderati Arafat e Abu Mazen, furono offerti nel 2000 e 2008 accordi che prevedevano la costituzione di uno stato palestinese. Arafat lanciò in risposta la seconda intifada che costò la vita di oltre mille israeliani. Hamas è molto peggio.
Quando Israele si è unilateralmente ritirata da Gaza per unirla alla Cisgiordania e creare il potenziale Stato palestinese, il giorno dopo Hamas ha massacrato i ‘fratelli' di Fatah e, nel corso degli anni, ha lanciato 20mila razzi contro Israele. Hamas ha nel suo statuto l'esplicita eliminazione di Israele come un principio fondativo. È un'espressione diretta dei fratelli musulmani che hanno la missione di imporre con violenza la Sharia sui musulmani e la conversione o uccisione di tutti gli infedeli. Il califfato dell'Isis è stato la più recente espressione di questa visione. È stato giustamente combattuto da tutto l'occidente con molte più vittime civili rispetto all'azione israeliana a Gaza, senza che nessuno proferisse una parola di protesta. Hamas non cerca di creare uno Stato democratico che coesista accanto a Israele. Vuole il califfato governato dalla Sharia. Hamas (e Isis) non è come i guerriglieri algerini (che comunque non volevano buttare a mare i parigini) e Che Guevara, perché rivolge la sua violenza oppressiva, fascista, misogina in primis contro i palestinesi ‘martiri' di cui si fa scudo pur di continuare ad ammazzare israeliani. Difficile fare la pace con chi fa come Hitler a Berlino.
Oggi gli israeliani sanno che non esiste un'alternativa all'eliminazione di Hamas. E per questo motivo il 94% approva la guerra a Gaza e vuole lo status quo perché l'alternativa di una pace non è possibile con Hamas. Hamas ha scatenato il 7/10, spinto dall'Iran, appena sembrava che la pace fosse finalmente possibile grazie ai Paesi arabi moderati. Era inevitabile che i governi israeliani guidati dagli evangelisti della idea di ‘due popoli due stati' come Rabin, Peres, Barack e Ulmert, per decenni senza contraltari che volessero veramente la pace, venissero alla fine sostituiti da un governo incapace ed estremista che rafforza la narrativa degli israeliani guerrafondai e occupatori fascisti.
La chiusura dello articolo auspica infine un occidente meno anti-arabo, americani ‘più onesti' e un'Europa più coraggiosa (contro la violenza degli israeliani guerrafondai'). Il vero rischio è un altro ed è rappresentato dall'Islam radicale che uccide giovani al Bataclan come a Nova (durante il massacro del 7/10), realizzando la profezia di Oriana Fallaci di 25 anni fa di una ‘Eurabia'. Molti europei iniziano così a temere uno scenario simile a quello del Libano a maggioranza cristiana degli anni ‘60, in cui la demografia amica dell'Islam ha poi provocato massacri di cristiani e la distruzione della economia e società più di successo del Medio Oriente.
Chi porta avanti la narrativa ‘Hamas come il Che' diventa un involontario strumento di questa grande minaccia per l'occidente.
Di Roger Abravanel.
Fonte: Milano Finanza
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