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La Spezia, si finge pm per estorcere denaro ai genitori dei minori, trentenne condannata da giudice vero

La donna inviava finte email di Inps e servizi sociali per ottenere dei profitti illeciti: secondo l'accusa i familiari dei giovani avrebbero sborsato 45 mila euro

04 Giugno 2025

La Spezia, si finge pm per estorcere denaro ai genitori dei minori, trentenne condannata da giudice vero

E' stata condannata con il rito abbreviato a due anni e sei mesi di carcere perché si è spacciata per un magistrato, creando delle finte mail di Inps e servizi sociali in cui le veniva chiesto del denaro e aver così estorto circa 45 mila euro ai genitori di un ragazzo. È la pena che un giudice ha inflitto a una donna di 32 anni (per tutelare le vittime omettiamo le generalità), una madre di famiglia che, stando a quanto emerso nel processo di primo grado, avrebbe fatto di tutto pur di ottenere denaro, anche inventarsi accuse completamente false, come quelle mosse nei confronti dell’ex fidanzato che a sua dire l’avrebbe truffata, molestata e derubata all’interno della sua stessa abitazione. Da qui l’accusa di calunnia che andava a sommarsi al resto delle imputazioni: estorsione e sostituzione di persona.

Gli investigatori della Guardia di finanza hanno ricostruito come la donna abbia creato numerosi indirizzi email finti - Inps, servizi sociali, Comune di La Spezia - da cui inviava messaggi per ottenere denaro dai genitori: «Pretendeva somme via via sempre più importanti, sostenendo che in caso di mancato pagamento avrebbe rischiato di perdere i propri figli». Dalle indagini, però, sono emersi numerosi messaggi con minacce ancora più violente che provenivano da altri fantomatici creditori: «Tua figlia e i tuoi nipoti devono morire, vi tengo d’occhio, stermino tutti e i bambini vanno in orfanotrofio...non portare alla polizia queste email perché ti rovino». Secondo la ricostruzione delle fiamme gialle l'imputata compulsava le famiglie  sostenendo che sarebbero arrivate delle multe «per ogni giorno di ritardo nei pagamenti». Secondo gli inquirenti, si è spinta a spacciarsi per una pm, realmente esistente, in servizio nella Procura spezzina, fino «a millantare un incontro con la medesima il 9 maggio 2022» in seguito al quale la trentenne «sarebbe stata costretta a sottoscrivere una sorta di riconoscimento di debito». Sul tavolo poi, c’era un’altra accusa pesante, di calunnia. La donna ha attribuito all’ex fidanzato una serie di fatti gravissimi: «Che era solito molestarla, che in un’occasione si era introdotto clandestinamente all’interno della sua abitazione per appropriarsi del suo cellulare». Ancora: «Aveva lamentato di ricevere dall’uomo numerose minacce», tanto che sarebbe stata costretta a cambiare il numero di telefono e a trasferirsi dai genitori. Infine, lo aveva accusato di aver «inviato numerosissime email di carattere estorsivo da indirizzi anonimi ai propri genitori». Tutto, ovviamente, sapendolo innocente.

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