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Papa Leone XIV, la mossa geniale della Chiesa che può cambiare lo scenario politico negli Stati Uniti

Il mondo cattolico – e non solo – ha ora un nuovo punto di riferimento sui temi di giustizia sociale

09 Maggio 2025

Papa Leone XIV, la mossa geniale della Chiesa che può cambiare lo scenario politico negli Stati Uniti

Papa Leone XIV, fonte: LaPresse

Il nuovo papa è americano. Statunitense, per essere precisi, anche se è cittadino anche del Perù, dove ha trascorso decenni come missionario. Sicuramente, l'elezione del cardinale Prevost al soglio pontificio è stata una sorpresa per molti, e una delusione per i tanti, da queste parti, che speravano in un papa italiano. Ma la possibilità era già nell’aria per chi seguiva le vicende del conclave negli ultimi giorni, in quanto candidato capace di unire diverse fazioni della Chiesa.

Leone XIV sarà il leader di tutti i cattolici, ma il fatto che sia originario degli Stati Uniti è un elemento centrale, soprattutto in questo momento. In un mondo in cui il ruolo guida di Washington viene messo in discussione, e in cui l’atteggiamento e le azioni di Donald Trump suscitano preoccupazione per la solidità dell’alleanza tra i Paesi occidentali, arriva un elemento nuovo: un papa che può rappresentare un punto di riferimento alternativo all’interno della società americana, e anche per chi guarda il Paese dall’esterno.

L’aspetto centrale è la giustizia sociale. È facile criticare le iniziative della Casa Bianca in questi mesi, dall’economia all’espulsione degli immigrati senza il rispetto delle regole del diritto. Sulla questione dei dazi, però, esiste un obiettivo generale, che riguarda la reindustrializzazione del Paese. In questo campo, la reazione del mondo economico ha contribuito a una frenata da parte del tycoon, che ora è tornato a negoziare accordi con altri Paesi, facendo almeno intravedere una prospettiva di maggiore stabilità. Infuria anche il dibattito interno al Partito Repubblicano, dove emergono resistenze all’idea di tagliare i servizi sociali, mentre Trump stesso parla di aumentare le tasse sui ricchi.

Sull’immigrazione, invece, i problemi sono più seri. L’amministrazione insiste nei suoi tentativi di aggirare le procedure giudiziarie per espellere chi considera pericoloso. Ha già dovuto incassare alcuni stop da parte dei tribunali, ma in qualche caso si ostina a ignorare gli ordini dei giudici, una tendenza pericolosa per il bilanciamento dei poteri dello Stato.

A un livello più fondamentale, c’è la questione dei diritti umani. Il vicepresidente JD Vance è esplicito nell’affermare che i non cittadini hanno meno diritti dei cittadini, posizione che ha cercato di giustificare perfino con la teologia di Sant’Agostino. Papa Francesco aveva scritto una lettera ai vescovi americani criticando la posizione di Vance sul cosiddetto "ordo amoris", e il cardinale Prevost era intervenuto direttamente sui social, scrivendo: "JD Vance si sbaglia: Gesù non ci chiede di classificare il nostro amore per gli altri."

Ovviamente, il nuovo papa non farà politica. Ma la sua difesa dei deboli, e in particolare la sua attenzione alla giustizia sociale – evidenziata dalla scelta di un nome che richiama Leone XIII, pontefice identificato con la Dottrina sociale della Chiesa – può essere molto importante. Offre agli americani – non solo cattolici, ma anche agli altri cristiani e alla società in generale – una voce autorevole che non può essere minimizzata o gettata nella mischia del solito dibattito politico polarizzato. Infatti, Prevost non è certo un progressista “woke” in termini culturali; Trump e Vance dovranno stare attenti a criticarlo se dovesse prendere posizione sul trattamento degli immigrati.

Alla fine, anche il mondo cattolico conservatore negli USA ha compreso la grande occasione rappresentata da un papa americano. E infuriano le teorie sulla storia del contributo finanziario che il presidente avrebbe dato al Vaticano. Rimane il fatto che in alcuni ambienti, sia religiosi sia politici del movimento MAGA, i tentativi di delegittimazione sono già cominciati. Trump dovrà navigare una situazione nuova. Sarà possibile ammorbidire l’immagine degli Stati Uniti, all’interno e verso l’esterno; resta da vedere se il tycoon riuscirà a sfruttarla senza fare autogol, visto che ora dovrà confrontarsi con un’autorità morale capace di fare presa sulla società americana, proprio sugli elementi più controversi del suo programma di governo.

Di Andrew Spannaus

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