04 Novembre 2024
Dall'ennesimo scandalo spionistico una conferma e desolata conferma: la tecnologia rende obsoleta la legge, il suo uso la trascende. Dice il comandamento unico della tecnologia: quel che si può fare, si fa. Senza pensare alle conseguenze. Dalla bomba atomica ai marchingegni spionistici da quattro soldi, che anche un ragazzino problematico, un nerd, può usare, è sempre la solita corsa forsennata a trarre il massimo vantaggio a costo del massimo danno. Se tutti possono essere spiati, tutti lo saranno: ne deriva una babele, un caos sommo che nessuno sa controllare. Spioni che vengono spiati, ricatti incrociati, tutti che dicono “quello bisogna fotterlo”. A partire dallo Stato, dalle istituzioni: a intrufolarsi nelle vite degli altri, nelle vite di tutti sono tecnici malavitosi ingaggiati da società pubbliche come da committenti privati, molto richiesti i “superpoliziotti" che non sai mai se agiscono per i proverbiali poteri forti o spinti da delirio di onnipotenza; non possono mancare le procure di tutta Italia, i giudici insieme spioni e spiati. Nè Hegel nè i suoi successori, compreso Marx, lo avevano previsto, forse perché, sospettandolo, preferivano rimuoverlo: una trascendenza pubblica, statuale, non esiste, l'occasione fa l'uomo ladro, si ruba e si viola in qualunque veste, anche se da potenti c'è più gusto. A un programma televisivo qualche sera fa c'era uno di questi professorini a sinistra dei centri sociali che aveva la soluzione cotta e mangiata: stalizzare il mercato dello spionaggio, sottrarlo al privato capitalista, una bella agenzia di controllo sopra l'altra, e passa la paura. Ma se è lo Stato il primo attore! Un altro, un avvocato, ragionava solo in senso tecnico, si parlava addosso e gli sfuggiva completamente il senso ultimo, che è psichiatrico, perché quando per vecchie questioni di odio familiare arrivano a perseguitare il cantante Alex Britti, fermato perfino fuori dalla stazione Centrale “e speravamo di trovargli qualcosa, invece non aveva niente”, la faccenda non è più altro che psichiatrica.
Aveva capito bene Balzac: le polizie sanno molto, ma usano poco se no la società collassa. Ma quanti fra gli intriganti hanno letto Balzac? O le memorie di Cesare, che, ovviamente, faceva spiare i suoi legionari. Dicono questi spioni manager o nerd: ma vi pare che noi possiamo fare una cosa così bassa, intrufolarci nelle vite degli altri. Poi, quando li prendono, quando sono costretti ad ammettere, dicono: ho fatto tutto da solo, che vuol dire l'esatto contrario: sono stato pagato ma non posso dirvi da chi. Ed è difficile risalire alla fonte, al burattinaio maligno, proprio perché tutti lo fanno e lo fanno su tutti: sono arrivati anche al Quirinale, leggevano o millantavanom non si è capito, le mail di Mattarella, sai che spasso. C'è chi dice, i soliti che sanno sempre tutto "e qui lo dico e qui lo nego" dicono allusivi: lavorano per i russi, dietro ci stanno i russi. Sicuro, i russi, gli americani, come nella canzone di Lucio Dalla, e non può mancare il Mossad, per dire che all'occorrenza ci stanno dentro tutti. E se ci stanno dentro tutti è un mondo che si spia da solo in un voyeurismo globale e globalmente ridicolo. La mania di farsi i fatti degli altri oltre un certo limite diventa fine a se stessa, da guardoni compulsivi. Un avvocato padovano che paga per farsi i fatti del corridore Jacobs? Siamo al feticismo patetico, ma che altro puoi fare se la tecnologia ti seduce e ti induce, se ti fa vivere solo per essere controllato? A cosa servono tutte le tessere e tesserine, i "wallet", gli spid, a cosa il mondo sempre più a dimensione digitalizzata se non a indurre il controllo totale e globale? Lo abbiamo visto con la pandemia: niente altro che un pretesto per sperimentare la tecnologia del controllo coi suoi greenpass e le tessere sanitarie. Oggi l'unione europea ne lancia una potenziata, sul modello cinese, con cui registrare ogni malattia con relativa terapia del cittadino cavia: niente vaccino niente libertà, attività pubblica impedita, diritti azzerati come ha già cominciato a fare il Kuwait dove i diritti spettano a chi ha i soldi per comprarli. Non è inquietante?
Coi social è lo stesso e avremmo dovuto capirlo già ai tempi delle presunte e presuntuose primavere democratiche del medio oriente, tutte miseramente fallite per effetto della tecnologia che i ribelli consideravano loro alleata senza capire che i regimi la usavano per tracciarli, per anticiparli. E poi per neutralizzarli. Il capo dei capi dei social, lo Zuckerberg padrone di Meta che mette insieme Facebook, Instagram e WhatsApp, si è pubblicamente vantato di avere sistematicamente censurato e inquinato la comunicazione sui vaccini in servizio dell'amministrazione americana. Su Twitter pare avessero cancellato non meno di 600 milioni di messaggi critici. I visionari che scambiano il mondo come è con quello che immaginano loro, si contraddicono: “Ci vogliono più leggi”; “Le leggi ci sono, basta applicarle”. E non vogliono capire che la tecnologia viene prima, le aggira, le irride al punto da rendere vana qualsiasi misura repressiva, tanto più che ad abusare per primi sono quelli chiamati ad applicarle, le leggi.
Cosa fanno questi hacker, questi terroristi digitali appena li prendono? Si vendono al nemico, passano a lavorare per i regimi o le multinazionali che "bucavano". E regimi e grandi aziende ormai sono una cosa sola in base all'organigramma postliberista: la finanza decide, la tecnologia mette in pratica, la politica fornisce legittimazione. E la plebe subisce, oltretutto convinta ad opera della comunicazione che ha soppiantato l'informazione di agire nel giusto, di essere libera. Dicono: i dati personali sono il nuovo oro, il nuovo petrolio, sono meglio delle criptovalute. E i motivi sono facili da comprendere, chi sa ha il potere. Sì, ma spiare tutti come nelle alienazioni totalitarie? Oggi è possibile senza rinunciare alla parvenza democratica formale. Inoltre il potere reticolare, come lo chiamava Foucault, è salito fino ai piani alti e magari altissimi, come per rigurgito dalla società civile alle élite: un calciatore o una influencer possono contare come un ministro in virtù dell'intreccio di interessi e di frequentazioni d'alto bordo dove nessuno è estraneo a nessuno. Una arrivista sconosciuta non ha messo a rischio il governo con un paio di occhiali muniti di telecamera? Di ragnatela in ragnatela si può ritrovare la signora borghese con attitudini libertine incistata, per dire, nell'intreccio dei sottopoteri regionali. Scrive Federico Rampini nel suo ultimo libro “Grazie, Occidente!”, che la pandemia in Cina (ma occorrerebbe aggiungere anche nel resto del mondo, occidente compreso) è servita a un giro di vite del regime: sparito il contante ma anche le carte di credito, qualsiasi attività sociale si compie via app che è lo strumento perfetto per venire controllati: il risultato è una morsa come mai si era vista dai tempi di Mao, un controllo che, oltre tutto, sta rendendo letteralmente impossibile la vita agli inviati dei giornali stranieri.
Chi inventa la tecnologia inventa l'irreversibile e questa tecnologia del controllo procede inesorabilmente rendendoci sempre più esposti e più frustrati anche perché la sua sofisticatezza è alienante, non fai in tempo ad impararla che è già cambiata e devi ricominciare da capo. Ed è sempre più complicato e nessuno ti aiuta. Tu nei suoi meandri ti ci perdi, ma chi sta dall'altra parte, sia un nerd o uno sbirro tecnologico, sa benissimo come adoperarla. La variante italiana risulta tutta particolare, la propensione all'intrigo, al veleno nella lingua, lo "sparliu" come dicono in Sicilia si esalta nelle menti di ex poliziotti che si pensano a metà fra Serpico e er Monnezza. Non solo i soldi, ma il piacere perverso di sapere per rovinare. Distorcere opinioni e convinzioni non basta, bisogna spiare, registrare, accumulare a fini di ricatto, nella consapevolezza che il potere, che la politica in sé si è ridotta a una faccenda di controllo per il controllo, di sabotaggi incrociati, di modificare di arricchirsi truffaldini e malavitosi sui quali praticare sciacallaggio per i motivi più meschini, come quell'ereditiero di nota dinastia industriale che faceva spiare tutti i parenti. La sera prima dello scandalo che lo avrebbe investito, com'è come non è, era comparso con faccia da bravo ragazzo al cospetto di un intervistatore di potere. Si spiano tra fratelli, tra divorziati, tra soci, tra condomini, tra sbirri, giudici, politici, giornalisti, si rinfacciano la colpa e concludono: va beh, ci stiamo dentro tutti, e vanno a cena, a decidere chi altri spiare. Ma non è rimasto più nessuno. Dio che mondo osceno, squallido, soprattutto noioso, mortalmente noioso.
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