15 Marzo 2024
Andrea Palmeri
E’ diventata definitiva la condanna a cinque anni per Andrea Palmeri, detto “il generalissimo”, skinhead e capo ultras del Lucca calcio, dal 2014 in Donbass a combattere tra i filorussi. La Cassazione ha confermato la sentenza di primo e secondo grado emesse dal Tribunale di Genova. Era accusato di reclutare e istruire mercenari per andare a combattere in Ucraina. Palmeri ha commentato la sentenza sulla sua pagina Facebook: “Lo Stato italiano mi accusa di mercenariato e reclutamento. Non ho commesso nessuno dei due reati, e dal dibattimento processuale è emerso in maniera limpida. Si tratta di una sentenza politica. In questi anni ho fatto una grande evoluzione politica e umana, non sono più l’Andrea di 10 anni fa, ma la mia battaglia seppur con una consapevolezza diversa rimane la stessa. Qui in Russia continuerò a fare quello che faccio, aiutare la popolazione, organizzare eventi culturali, fare informazione libera e lavorare”. “Invito tutti gli amici e conoscenti – continua – a venirmi a trovare, la Russia è grande e bellissima. E sebbene condannato, chi mi viene a trovare non compie reato, perché certo non favorisce la mia “latitanza” io sono un uomo libero. Nessuno che ha combattuto e combatte dalla parte ucraina, con stipendi di migliaia di euro è stato condannato, ma la stessa procura di Genova ha dato il non luogo a procedere per un ragazzo militante di Cpi che combatteva da parte ucraina”.
L’indagine era partita nell’ottobre del 2013 dal mondo ultrà di estrema destra, e a occuparsene era stato il pm Federico Manotti del pool antiterrorismo della Procura di Genova, mossasi dopo la comparsa, alla Spezia, di scritte inneggianti a Erick Priebke, comandante delle SS condannato all’ergastolo per la strage delle Fosse Ardeatine. Dalle intercettazioni era saltata fuori la questione del Donbass e l’addestramento dei mercenari. Due studenti di 17 anni, che frequentano ambienti di estrema destra, avevano imbrattato i muri esterni della chiesa del Sacro Cuore, in via XX settembre, con svastiche e frasi filonaziste. “Priebke eroe”, scrivono sulla facciata. Il riferimento non è casuale, tutt’altro. Poche ore prima è morto a Roma l’ex gerarca delle Ss, Erich Priebke, condannato all’ergastolo per aver partecipato alla pianificazione dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. I carabinieri del nucleo investigativo sospettano subito che dietro a quel gesto, così eclatante e preciso, possa esserci molto altro. I ragazzi, ai quali è ricondotto l’episodio, vengono subito individuati. E scattano le perquisizioni nelle rispettive abitazioni. Gli inquirenti trovano esplosivi, ma anche indizi su contatti con altri membri di associazioni di estrema destra.
Dalla Spezia si arriva fino al conflitto ucraino, in un’indagine che va avanti da quasi cinque anni. Gli accertamenti portati a termine dai carabinieri spezzini nell’ottobre 2013, in modo così meticoloso, sono decisivi. Quel giorno trovano materiale definito «di un certo livello», che fa scattare subito l’allarme. Sotto al letto di uno dei ragazzini ci sono razzi e vecchi proiettili da mortaio di provenienza militare. Il padre del giovane, un ex dell’esercito, prova a prendersi la colpa - «Sono miei» -, ma non tutto ciò non basta. Poi gli inquirenti analizzano i profili Facebook e si accorgono che i due giovani non provano in alcun modo a nascondere le loro ideologie. Sui social network pubblicano foto con addosso divise militari. Uno dei due mette in rete uno scatto «con il suo primo Napalm», realizzato in modo artigianale. Tra i combattentispunta Andrea Palmeri, capo ultrà della Lucchese, è un istruttore, un reclutatore di mercenari da mandare in Donbass a combattere con le truppe filorusse al confine con l’Ucraina. Gli inquirenti ne sono convinti anche per il tono delle sue telefonate. «Mandamelo - dice Palmeri a un suo interlocutore - che me lo aggrego qua». Il Generalissimo era stato assolto dalla Cassazione, per intervenuta prescrizione, nell’ambito del processo Bulldog sulle violenze della gang di ultrà.
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