11 Marzo 2024
Processo Consip (fonte foto Lapresse)
Novità sul fronte caldo del processo di primo grado inerente al Caso Consip, in cui tra gli indagati spiccavano il padre di Matteo Renzi, Tiziano, l’ex ministro dello sport Luca Lotti e l’ex parlamentare Italo Bocchino.
Assieme ad altre otto persone - tra cui gli imprenditori Alfredo Romeo, Carlo Russo e l’ex presidente della società idrica di Firenze Filippo Vannoni - Renzi, Bocchino e Lotti sono stati assolti. Mentre sono stati condannati dai giudici del tribunale di Roma due alti ufficiali dei carabinieri: il colonnello Alessandro Sessa e l’ex maggiore del Nucleo operativo ecologico (NOE) Gianpaolo Scafarto. I due sono stati condannati rispettivamente a tre mesi e a un anno e sei mesi di carcere.
Le dinamiche del caso sono state complesse sin dall'inizio. Era il 2016 e all'inizio dell'indagine i magistrati pensavano che l'imprenditore Alfredo Russo avesse cercato di fare pressioni su Tiziano Renzi per avere un trattamento di favore da Consip, società il cui unico azionista è il Ministero dell'economia italiano e che opera come centrale di committenza nazionale. All'inizio inoltre i magistrati sostenevano che Romeo avesse promesso soldi all'imprenditore Carlo Russo per incontrare Renzi.
Tuttavia, la svolta del caso c'è stata quando si è capito con certezza che l'intercettazione su cui si basava il filone dell'inchiesta era stata manipolata dall'ex maggiore del NOE Gianpaolo Scafarto. In realtà la frase in cui venne nominato Renzi fu pronunciata da Italo Bocchino e non si riferiva a Tiziano Renzi, ma a suo figlio che più volte aveva incontrato quando era un parlamentare.
Poco dopo la diffusione della notizia, Matteo Renzi sui social si è sfogato dicendo che “dopo sette anni di massacro mediatico, oggi è arrivata la sentenza”. “Sapete come è finita? Tutti i miei amici assolti, mentre sapete chi è stato condannato? Quei pubblici ufficiali che hanno tramato dietro di noi”, ha detto l'ex premier e attuale leader del partito Italia Viva.
Renzi, sempre sui social, si è chiesto poi se qualcuno "nelle redazioni, nella classe dirigente e in parlamento" avrà finalmente il coraggio di chiedere scusa.
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