11 Dicembre 2023
Li sentii un anno fa ad una trasmissione televisiva e subito drizzai le orecchie: “Noi ci ispiriamo alle Brigate Rosse…”. Mi suonò allarmante perché la strategia brigatista la ricordo fin troppo bene, e perché pareva strano che quattro mocciosi di famiglia benestante, che potevano permettersi di giocare ai guastatori climatici, potessero ricordare anche loro, dell’età dei miei nipoti, la strategia terrorista: evidentemente, qualcuno li istruiva. Capii che c’era poco da scherzare, che la faccenda sarebbe andata avanti e che, nell’inerzia generale, era destinata a sfuggire di mano. Un anno dopo, la faccenda è sfuggita di mano: non si contano più gli atti di sabotaggio, di vandalismo, di teppismo, di disturbo, di inquinamento di questi cialtroni che sempre più vanno trasformandosi da guastatori in terroristi. Sì, c’era poco da scherzare, ma le istituzioni ridevano. Rideva Gualtieri a Roma, dove le fontane più belle del mondo venivano ingiuriate. Rideva Sala a Milano, tra una lordura dell’arco in Galleria e una all’Arco della Pace. Rideva Nardella a Firenze, che fingeva di correre dietro a quelli che abbruttivano Palazzo Vecchio. A Bologna, città comunista, ridevano tutti. A Torino ridevano, ma col basso profilo del caso. Anche a Venezia ridevano e adesso bisogna sentire il sindaco Brugnaro che li accusa dopo aver colorato di verde il Canal Grande: scusasse, ma non è lui il sindaco? E allora che aspettava a mandare le guardie municipali? E quell’altro, il governatore Zaia, disposto a tutto pur di far le scarpe a Salvini, perfino a sposare le false ragioni di questi balordi?
Per dire l’atteggiamento diffuso. Al quale questo governo debole, di destra che si vergogna di sé, che pensa solo all’assalto alla diligenza ma stando attenta a non irritare il pensiero dominante della sinistra consumistica ed egemonica, si guarda bene dal fornire qualsiasi argine. Piantedosi, ministro di polizia, ha fatto l’impossibile per voltarsi dall’altra parte, lo stesso i titolari dei dicasteri coinvolti in materia di belle arti e di patrimonio artistico. Il risultato è che questi non li fermi più. Sostenuti dalla sinistra teppistica, tollerati dall’opinione pubblica ormai assuefatta, incredibilmente trattati con indulgenza generale, siano automobilisti infuriati o sbirri che, a differenza degli idranti usati per i “novax”, qui applicano il piumino da cipria: “Se volete seguirci in caserma…”. Quelli vanno, ridono in faccia alle divise, escono e proclamano: non ci fermeranno, siamo pronti ad elevare il livello dello scontro. La precisa terminologia brigatista.
Lo faranno. Nella constatata impunità, salire di livello è praticamente fisiologico. Non si pensi a gruppuscoli di sbandati puerili: hanno dietro una organizzazione internazionale strutturata, quella dei petrolieri riconvertiti e dei farabutti dell’agenda globale, da Soros a Gates, da Getty a Black Rock (il che probabilmente spiega anche certe aperture di credito, certe lacrime all’apparenza inspiegabili). Godono di sovvenzioni, finanziatori, buona stampa, pessimi maestri, esperti di guerriglia urbana. Sono i discendenti di Genova, delle brigate rosse, delle tute bianche di Casarini, puntualmente accolti, loro come l’ex avventuriero della bettola “Allo sbirro morto”, da un clero inverecondo, che li lascia liberi di interrompere le funzioni religiose, a Torino come al Pantheon romano, e dice: “Siamo dalla stessa parte”. Cioè quella di provocatori destinati ad evolvere in terroristi. Dietro la nonviolenza passiva, sulla scia dell’affarista svedese, Greta, abbracciano la causa di Hamas, il genocidio, l’incendio della prateria: per questo non ha senso credergli, ostinarsi a considerarli svalvolati più o meno innocui. In un anno di azioni sovversive, sono già costati svariate decine di milioni allo Stato, cioè al contribuente, che siamo tutti noi. Li hanno sentiti teorizzare che la morte di qualche paziente grave in ambulanza, paralizzata dai blocchi stradali, val bene la loro sceneggiata. Si sono definiti “drogati di attenzioni”, e presumibilmente non solo di quelle, e sono disposti a tutto per ottenerle. Puntano, è chiarissimo, al mantenimento a vita, allo sbarco in politica, e qualcuno ce l’ha fatta già, altri seguiranno: sempre la stessa storia, gli stessi corsi e ricorsi storici, come ai tempi del movimentismo sessantottino e a seguire. In Germania hanno provocato la morte di almeno un malato impedito a raggiungere l’ospedale: qui ci arriveremo, con la differenza che in Germania, come in Francia, Olanda, Regno Unito e nel resto d’Europa, hanno reagito duramente, mettendoli fuori legge, andandoli a prendere. Qui il governo si è limitato ad un patetico pacchetto normativo, che la magistratura sintonica al PD s’incaricherà puntualmente di vanificare, proseguendo la sostanziale impunità finora garantita a questi compagni che, secondo i giudici, non sbagliano affatto. Il che dimostra come minimo che con le leggi teoriche non si risolve niente. Se la logica è quella antagonista, va affrontata a muso duro, con la dovuta inflessibilità, con la durezza del caso. Niente indulgenze, niente patetiche giustificazioni, nessuna “contestualizzazione”. O governo, governatori, sindaci, lo capiscono, o saranno complici degli omicidi che verranno. Perché verranno.
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia