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Esposto Uno bianca, parenti vittime della banda: "Roberto Savi aveva informazioni sulla strage di Ustica"

Nuove ombre su Savi, il primo arrestato della banda che mise a segno 103 crimini. L’ex poliziotto Gugliotta "'Mi parlò del serbatoio del Mirage francese"

11 Settembre 2023

Esposto Uno bianca, parenti vittime della banda: "Roberto Savi aveva informazioni sulla strage di Ustica"

Roberto Savi, fonte: Twitter @folivet

"Roberto Savi aveva informazioni sulla strage di Ustica". Ne sono convinti i parenti delle vittime della banda che tra il 1987 ed il 1994 tra l'Emilia Romagna e le Marche, messe a segno 103 crimini, provocando la morte di 24 persone e il ferimento di altre 114. Ma attenzione perché non è uno scenario che si delinea dopo le frasi di Giuliano Amato, bensì prima, a maggio. I familiari avevano infatti presentato un esposto in procura a Bologna sostenendo ci fosse un forte collegamento tra la strage che 43 anni provocò 81 vittime e la banda.

Esposto Uno bianca, parenti vittime della banda: "Roberto Savi aveva informazioni su Ustica"

Uno scenario che si aggiunge alle rivelazioni di Giuliano Amato che circa una settimana ha alzato nuovamente l'attenzione su Ustica puntando il dito contro la Francia, rea secondo l'ex premier di aver "abbattuto con un missile il Dc9 di Itavia". I parenti delle vittime della banda chiedono adesso di riaprire le indagini, trovare mandanti e complici del gruppo criminale.

Il dossier fa luce sulla figura di Roberto Savi, ex poliziotto all’ergastolo e capo criminale della banda assieme al fratello Fabio, che si è visto rigettare la richiesta di poter lavorare fuori dal carcere lo scorso gennaio. I famigliari sostengono che "il monaco" avesse tenuto rapporti raccolto informazioni con tutto ciò avesse a che fare con i mondi legati ai servizi di sicurezza.

L'esposto in procura dei parenti delle vittime

“Con certezza Roberto Savi, nell’ambito dei rapporti che intratteneva con fonti e mondi legati ai servizi di sicurezza – affermano gli avvocati Gamberini e Moser – ha avuto modo di intercettare notizie afferenti alla strage di Ustica, che solo nell’ambito di alcune agenzie e contesti operativi potevano ‘girare’ nei primi anni ’90”. A tirare in ballo Savi sono dichiarazioni del 1995 di Pietro Gugliotta, altro ex poliziotto appartenente alla banda e adesso riproposte all'attenzione degli investigatori.

Le confidenze di Savi che proverebbero un collegamento tra la banda e la strage, furono riferite dallo stesso Gugliotta ai pm bolognesi Valter Giovannini e Paolo Giovagnoli. Durante uno spostamento in macchina verso la Liguria, appena superato il confine con la Toscana, Savi indicò una zona montuosa dove un Mirage francese, a suo dire coinvolto nell’azione che causò l’abbattimento del DC9 di Ustica, avrebbe sganciato un serbatoio supplementare. Savi avrebbe anche detto a Gugliotta di aver pilotato lui il Mirage, partito da Tolone. Anche se alcuni rottami del velivolo vennero rinvenuti in quella zona, non furono collegati alla strage di 43 anni fa.

Per Savi Gugliotta era un "pazzo". La circostanza del coinvolgimento di uno o più aerei da guerra francesi assunse evidenza solo nel 2008, con le dichiarazioni dell'ex presidente Cossiga che portarono alla riapertura delle indagini dei pm romani sulla Strage.

"Savi mescolava evidenze e millanterie"

Per i legali che sostengono le vittime della Uno Bianca, Gamberini e Moser, Savi "in tutte le sue dichiarazioni nel corso delle indagini e del processo, mescolava all'evidenza millanterie e circostanze vere, utilizzando sapientemente la tecnica dei messaggi trasversali e delle dichiarazioni ambigue". Questo elemento rappresenta "un ulteriore prezioso tassello ricostruttivo di un percorso investigativo che, nell'auspicio dei familiari delle vittime della Uno bianca da noi rappresentati, non potrà che ridefinire l'orizzonte narrativo criminale ed investigativo all'interno del quale quei delitti sono stati commessi".

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