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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Ustica, la verità di Amato 43 anni dopo, all'improvviso, a chi serve?

La dannazione di questo Paese è che le rivelazioni su fatti tragici, puntualmente in ritardo di decenni, hanno sempre un sapore strumentale, forse destabilizzante, nessuno mai crede alle esigenze, tardive, della coscienza che vuole liberarsi.

04 Settembre 2023

Ustica e Amato
La maledizione italiana non è che uno dica qualcosa, è capire perché l'ha detta, perché dopo un secolo se n'è uscito fuori, liberando fantasmi. La sortita di Amato, questo boiardo inesauribile, non aggiunge niente a 43 anni di polemiche su Ustica, riprende il celebre film Il muro di gomma, di Marco Risi, incluse le rivelazioni di Andrea Purgatori, le perplessità del giudice Rosario Priore, le certezze di Cossiga. Allora perché ci torna sopra, dove vuole andare a parare il boiardo perenne, uno dei massimi teorici della democrazia negativa e autoritaria insieme a Mattarella e Bergoglio, uno che ha appena detto che i cambiamenti climatici sono peggio delle Brigate Rosse?
Paragoni del passato per uomini del passato, però tornano e tornano i missili ballerini, francesi, torna la notte di guerra sul Mediterraneo, nel cielo di Ustica. Una guerra a quanto pare condotta all'insaputa dello stato italiano. Depistaggi, false piste c'è n'erano, partirono subito e restano anche oggi, 43 anni dopo, con la solita allucinante deformazione tutta nostra, tutta tricolore: la bomba, presumibilmente di matrice palestinese, piace a destra, la difendono quelli come Giovanardi, il missile che doveva fare fuori Gheddafi il quale all'ultimo si salvò, è di sinistra, scomoda la Nato, l'eterno colonialismo americano che vede l'Italia talmente irrilevante da non venire neanche avvertita se le scatenano una guerra in testa,, a sua insaputa. 
Chi l'aveva avvisato il dittatore libico? Craxi? I servizi? Quello per conto di questi? Il contrario? No, i figli dicono che se mai avvenne nel 1986, sei anni dopo. Ma forse si confondono. Solo che alla bomba ci hanno sempre creduto in pochi. Dalla Francia, sospettata da sempre, additata dal boiardo Amato, il craxiano mai amato nella cerchia di Bettino, arriva la spocchia di Sarkozy e la sostanziale chiusura di Macron. In Italia Giorgia Meloni, che all'epoca della strage aveva due o tre anni, tace, ma è chiaro che è irritata: anche questa grana non ci voleva dopo una situazione che si sfilaccia da tutte le parti, i nodi dell'immigrazione e della sicurezza che vengono al pettine dopo un anno da trottola sterile, i soldi che come sempre non ci sono e i venti di recessione indotti dalla BCE e dalla crisi cinese. Allora perché Amato parla? Perché proprio adesso? 
Usare un mezzo così contorto, un missile di parole per destabilizzare il governo? Su fatti di oltre 4 decenni fa? Quelli come il piedino Zanda, all'epoca portavoce di Cossiga, la mettono sull'esigenza di chiarezza, sulla coscienza che reclama chiarezza: una voglia di libertà, di uscire dall'armadio dopo tutto questo tempo? E già partono i distinguo, le smentite, i ventagli di memoria, le versioni discordanti che per un attimo si attraversano, coincidono su un particolare, tornano ad allontanarsi, a confliggere. Un altro motivo di tensione all'epilogo di una estate che non ne sentiva il bisogno. Non c'è mai bisogno di isteria da noi, i motivi sono regolarmente sovrabbondanti, attuali, proiettati nel futuro, e, come se non bastasse, ripescati dal mare profondo di Ustica, la carcassa che resta giù, il recupero affidato auna società francese legata ai servizi francesi. Una di quelle storie dove i motivi per dubitare, di tutto, di tutti, non sono mai mancati. Un mese prima della strage di Bologna, con le BR che continuavano a uccidere nella lunga stagione di autocombustione dopo Moro. 
E non poter dire niente, credere di sapere tutto ma non sapere niente degli arcana imperii o almeno non abbastanza per creare conseguenze. In fondo neanche Amato ci crede, lui parla e i motivi restano mistero nel mistero. Unica cosa sicura: ci si scannerà per qualche giorno, interviste, titoli, aperture, poi un altro choc, un altro attentato alla sanità collettiva, una emergenza vera o presunta, attuale o tolta dall'armadio, e Ustica torna a inabissarsi, nessuno ne parla più, nessuno più vuol sapere. Ma da sapere cosa c'è?

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