17 Agosto 2023
foto @Secolo XIX
Una morte inspiegabile e che ha lasciato tutti sotto choc, quella di Giovanni “Tito” Croci, corriere spezzino di 59 anni, morto lunedì 14 agosto a La Spezia per un malore improvviso, dopo aver effettuato una consegna.
L’uomo si trovava in via Roma, nel quartiere Umbertino e aveva annotato sul palmare l’ultimo pacco consegnato alle 13.30, poi si è accasciato sulle scale ed è morto, all’istante.
Giovanni Croci era in perfetta forma fisica, non soffriva di patologie pregresse: “Eravamo rientrati dalle ferie – ha raccontato la moglie Barbara Dechamps – Fabrizio stava fisicamente bene, aveva fatto tutte le visite di lavoro, ma era molto stanco”.
L’uomo è morto con ogni probabilità stroncato da un infarto fulminante: lascia la moglie e due figli, il maggiore avuto da una relazione precedente.
La notizia della morte ha scosso l’intero quartiere dove Giovanni Croci era nato e cresciuto, anche se da tempo viveva a Sarzana. Da bambino giocava a calcio per strada con gli amici ed era soprannominato “Tito”.
Quando in rete si è diffusa la notizia della morte del corriere, in tanti hanno effettuato ricerche sul web per capire se il malore improvviso fosse correlato al vaccino Covid, tuttavia al momento non ci sono informazioni sulla vaccinazione ed eventuali reazioni avverse.
“Lavorava troppo – continua la moglie – era sotto pressione, fisica e mentale. Era molto dimagrito perché spesso saltava il pranzo, pur di riuscire a completare il giro. Ne aveva centinaia, di consegne da fare”.
La donna è profondamente turbata e non accetta che suo marito sia morto così all’improvviso: “Ventotto anni insieme – dice – non mi rendo conto che sia successo davvero. Suona il telefono, penso che sia lui o che mi chiamano per dirmi che si è svegliato”.
L’uomo era molto apprezzato per il suo lavoro che svolgeva da grande professionista e con alto senso del dovere, infatti moglie e colleghi raccontano che quando finiva il giro iniziava ad aiutare gli altri, tant’è che i più giovani, di cui era diventato punto di riferimento, lo chiamavano “lo zio”.
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