03 Agosto 2023
foto @imagoeconomica
Un militare della guardia di finanza, in servizio presso Direzione Nazionale Antimafia, è finito sotto la lente della magistratura per presunti dossieraggi e ricatti nei confronti di personaggi della politica, del mondo manageriale e vip.
L’inchiesta, coordinata dalla Procura della Repubblica di Perugia nella persona del procuratore capo Raffaele Cantone, è partita dopo una denuncia del Ministro della Difesa Guido Crosetto, in seguito ad un articolo apparso sul quotidiano Domani.
In quell’articolo pubblicato lo scorso autunno, si parlava dei compensi che Crosetto quando non era ancora ministro, aveva ricevuto da Leonardo, società parastatale che si occupa di armamenti e per la quale il ministro lavorava come consulente. Si parla di circa 2 milioni di euro di compenso che Crosetto ha percepito tra il 2018 e il 2021, guadagni leciti che però hanno portato il quotidiano ad ipotizzare che fossero alla base di un conflitto di interessi con l’incarico al dicastero.
In seguito a quell’articolo Crosetto ha annunciato querele e ha presentato un esposto alla Procura di Roma, dal quale sono partiti accertamenti sulla fonte delle informazioni pubblicate dal quotidiano. Da questi sono emersi diversi accessi sulle attività economiche di Crosetto, effettuati da un finanziere in servizio alla direzione nazionale antimafia, proprio nell’articolazione dove si raccolgono le “Sos”, ossia tutte le segnalazioni sospette che arrivano alla Banca d’Italia e che l’Uif (unità di informazioni finanziarie) invia poi alla Guardia di Finanza e alla direzione nazionale antimafia.
Proprio qui sono state trovate tracce di accessi ai dati relativi al Ministro Crosetto e, da successivi accertamenti, di accessi ne sono risultati circa un centinaio quasi tutti concentrati su nomi di personaggi piuttosto noti.
Il finanziere è stato dunque interrogato e perquisito e ha raccontato agli inquirenti che quella di controllare quei dati era una pratica abituale nel suo ufficio, per smaltire tutte le segnalazioni pervenute dalla Banca d’Italia.
Il fascicolo di indagine è stato poi spostato a Perugia per evitare qualsiasi coinvolgimento di magistrati in servizio a Roma e proprio nel capoluogo umbro è emerso che quelle centinaia di accessi ai dati sensibili di personaggi noti, non erano motivati da alcuna richiesta delle procure distrettuali, ma erano accessi – ipotizzano i pm – finalizzati ad accumulare dati riservati, in parte finiti poi sui giornali, come per il ministro Crosetto.
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