25 Luglio 2023
Andrea Crisanti, fonte: imagoeconomica
I giudici hanno deciso ieri per l'archiviazione di Fontana, Gallera ed altri 11 indagati in merito all'inchiesta Covid Bergamo che aveva il compito di indagare sulla mancata zona rossa ad inizio pandemia. Quello che non è sfuggita però è la bocciatura della consulenza di Andrea Crisanti, microbiologo dell'Università di Padova quando il Covid era in Italia e ora senatore del Pd.
Crisanti, autore di una consulenza per i pm di Bergamo, stimò in 4.148 i morti in eccesso causati dalla tempestiva attivazione della zona rossa in Val Seriana, con una probabilità del 95%. La consulenza per il Tribunale dei ministri di Brescia è "senza riscontro", perché lo "studio teorico di Crisanti non è stato in grado di rispondere circa il nesso di causa tra la mancata attivazione della zona rossa e la morte di persone determinate".
"La contestazione dell’omicidio colposo in relazione alla morte delle persone indicate in imputazione si basa quindi su una mera ipotesi teorica sfornita del ben che minimo riscontro. È noto, infatti, che la possibilità di contrarre il virus tramite contatti con persone infette non è mai stata esclusa neppure all’interno delle zone rosse". Crisanti, ricordiamo, ha più volte invocato misure restrittive ancora più draconiane rispetto a quelle ancora in vigore. Braccio destro di Zaia ad inizio in pandemia, ha affidato ai pm la sua consulenza, spiegando come "la task force sapeva" e decise di secretare il piano che avrebbe potuto salvare migliaia di vite.
Oggi Crisanti replica all'archiviazione degli indagati.
L'inchiesta ha portato con se l'archiviazione prima di Conte e Speranza ed in seguito di tutti gli indagati, vale a dire Attilio Fontana, Giulio Gallera, Claudio D’Amario, Agostino Miozzo, Silvio Brusaferro, Andrea Urbani, Franco Locatelli, Giuseppe Ippolito, Luigi Cajazzo, Angelo Borrelli, Giuseppe Ruocco, Francesco Paolo Maraglino e Mauro Dioniso.
Per Andrea Crisanti "utilizzare la sentenza per affermare che non si siano commessi errori è un'offesa all'intelligenza degli italiani e un affronto ai familiari delle 90mila vittime della prima e della seconda ondata".
"Confermo che la perizia non contiene nessuna base scientifica per provare l'ipotesi di reato di omicidio colposo per i 57 decessi, semplicemente perché queste evidenze non mi sono mai state chieste. Smentisco categoricamente che tra i quesiti posti dalla Procura ci fosse qualsiasi riferimento a valutare la possibilità che i 57 decessi fossero tra quelli che si sarebbero potuti evitare anticipando la zona rossa".
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