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Zona rossa a Nembro ed indagini della procura di Bergamo: ripartono le polemiche sulle presunte pressioni degli industriali per non chiudere e poter lavorare

Tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo 2020 l’assessore lombardo Gallera chiese di istituire la zona rossa in Val Seriana, ma fu ignorato. Il ruolo degli imprenditori e la versione di Persico sulle spedizioni di Luna Rossa I e II dal cantiere di Nembro

06 Marzo 2023

Zona rossa a Nembro ed indagini della procura di Bergamo: ripartono le polemiche sulle presunte pressioni degli industriali per non chiudere e poter lavorare

Ripartono le polemiche sulla mancata istituzione della zona rossa a Nembro, in provincia di Bergamo, nel febbraio del 2020. All’epoca si vociferava della presunta pressione degli industriali locali, soprattutto i più noti (Polini, Persico, Cartiera Pigna, Bombassei), sui vertici della Regione Lombardia per tenere aperta la Val Seriana (caratterizzata da un’altissima produttività di piccole e medie imprese) per poter consegnare gli ordini. In particolare si parlava di Persico Marine, che aveva rilevato l’imbarcazione Luna Rossa e che in quel periodo, così si diceva, doveva trasportare l’imbarcazione in Nuova Zelanda. In realtà, la consegna di barca 1 è avvenuta nell’ottobre del 2019, mentre quella di barca 2 (l’imbarcazione in regata) è datata 29 settembre 2020. Vale a dire molto prima e molto dopo il dibattito sulla zona rossa a Nembro.

Confindustria Lombardia si era detta contraria al blocco delle linee di produzione

Secondo i dati di Confindustria, in quella zona della Val Seriana ci sono quasi 400 aziende, per un totale di 3.700 dipendenti e 680 milioni di euro all’anno di fatturato. Nembro e Alzano sono stati i due comuni del focolaio bergamasco, l’area d’Italia più colpita dal Covid. Il 4 marzo 2020, quando l’epidemia è già esplosa (la prima vittima, a Nembro è del 25 febbraio, quattro giorni dopo la scoperta del paziente 1 di Codogno), l’assessore al Welfare lombardo Giulio Gallera aveva annunciato in conferenza stampa di aver chiesto al governo di istituire la zona rossa nei due comuni, una misura più restrittiva rispetto alla zona gialla nel resto della Lombardia. Lo stop dal governo, tuttavia, non arriverà mai. Quando l’8 marzo tutta la Lombardia andava in isolamento, trasformandosi in zona arancione, delle misure più stringenti per la Valle Seriana non si parlava più. Confindustria Lombardia, in particolare, si era detta è contraria a qualsiasi tipo di blocco delle linee di produzione. Mercoledì 11 marzo, per rispondere ai sindaci e alla Regione che invocano misure più forti, il presidente degli industriali lombardi, Marco Bonometti, aveva affermato che era “indispensabile tenere aperte le aziende“. Aggiungendo: “Interrompere ogni filiera vuol dire dare all’estero un segnale di mancata capacità produttiva difficile da recuperare nel breve periodo”.

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Dalla zona rossa a Luna Rossa: la versione di Persico sulla spedizione della barca 1 e 2

Tra le aziende più note in Val Seriana c’è Persico, leader dell’automotive che in quei giorni del 2020 stava lavorando alla costruzione di Luna Rossa. “Nessuna spedizione è stata fatta a cavallo tra febbraio e marzo, né tanto meno successivamente”, sono le parole di Alessandra Persico, Vice President Purchasing & Operations dell’azienda rilasciate via mail al Fatto Quotidiano il 21 marzo 2020. “Entrambe le barche che stiamo costruendo in questo momento sono in cantiere, sebbene nessuno ci stia lavorando e nonostante nessuno ci abbia vietato di proseguire con i lavori e tantomeno di spedirle. Il periodo precedente all’adozione dei provvedimenti di emergenza è stato di grande confusione. Abbiamo interloquito continuamente con Confindustria per capire quali fossero le intenzioni del governo e quali i provvedimenti che si intendevano adottare. Nell’incertezza della situazione, vista l’urgenza e la gravità, abbiamo anzi, ancor prima che il governo adottasse alcun provvedimento, preso una serie di provvedimenti per la tutela del nostro personale già prima che fosse operativo il Decreto attualmente in vigore, tra cui la possibilità di adottare lo smart working per gli impiegati mentre in produzione si facevano due turni di 6 ore per poter avere meno persone contemporaneamente in reparto, chiudere mensa, qualsiasi zona ristoro e spogliatoi. Ci siamo assicurati che gli stessi lavoratori e le loro famiglie comprendessero la gravità della situazione. La nostra azienda e la nostra famiglia hanno sempre avuto a cura la Valle dove si è nati e dove si vive. La salute e il lavoro sono per noi beni primari e assoluti. E’ così da sessanta anni e così vogliamo esserlo anche nel futuro”.

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