06 Marzo 2023
Roberto Speranza. Fonte: Lapresse
Emergono nuovi dettagli in merito all'inchiesta Covid. Si tratta, questa volta, delle chat e dei messaggi scambiati tra politici, membri del Cts e dell'Iss nel corso dei primi, frenetici, giorni dell'avvento della pandemia. I documenti, presentati alla procura di Bergamo dalla Guardia di Finanza, recano i dati raccolti dopo il sequestro dei cellulari in possesso dei componenti della task force governativa anti-Covid.
"Sulle scelte non si può sindacare. Devono arrestare prima i ministri e lo staff di 190 Paesi che hanno fatto meno di noi. Gli altri non hanno isolato nessuno". Sembrano parole profetiche, quelle rivolte il 28 febbraio 2020 dal segretario generale del ministero della Salute, Giuseppe Ruocco, oggi indagato, a una sua funzionaria. "Ci saranno inchieste su tutto. Come sempre" chiosa appunto Ruocco, con tre anni d'anticipo sull'inizio dell'inchiesta odierna.
Dal canto suo, l'impiegata si era già posta il problema qualche giorno prima, il 19 febbraio, quando aveva scritto: "Non è che i contagiati (per non dire i parenti dei morti) chiederanno indennizzo per epidemia colposa?". Poi, però, si era rassicurata: "La responsabilità omissiva, rectius per omesso impedimento di un evento che si aveva l’obbligo giuridico di impedire, risulta incompatibile con la natura giuridica del reato di epidemia". Nella stessa chat, campeggia anche una frase dal sapore machiavellico, inviata sempre da Ruocco: "Morirà qualcuno, ma non sparirà l'umanità".
Al 23 febbraio risale, invece, una conversazione tra il capo di Gabinetto del ministro Roberto Speranza, Goffredo Zaccardi, e il suo mentore Pierluigi Bersani. Il tema? La gestione dei passeggeri in transito dalla Cina. Scrive Zaccardi: "Le persone che rientravano transitando da qualunque aeroporto del mondo dalla Cina andavano messe in quarantena. Questo non ci avrebbe messo al riparo dal virus totalmente ma dalle responsabilità sì. La gente non sarebbe rientrata in modo incontrollabile". Poi, la messa in dubbio della competenza della task force: "Penso che sia evidente che da Ruocco in giù i nostri non sono stati all’altezza".
Sempre il 23 febbraio, a tre giorni di distanza dalla scoperta del "paziente 1" a Codogno, Anna Caraglia, per conto del Ministero, chiedeva alle Regioni di recapitare aggiornamenti costanti sul numero dei contagiati dalla ore 11 alle 17. Come? Attraverso una tabella da compilare e un responsabile alla trasmissione dei dati da poter contattare in qualsiasi momento. Questa comunicazione, a detta della Guardia di Finanza, dimostrerebbe che "fino ad allora, il ministero non aveva predisposto nessun documento per raccogliere i dati. Per altro" - precisa la Gdf - "nella circolare allegata c’erano dei refusi e i link portavano a pagine inesistenti. Per gli inquirenti è un sintomo di «trascuratezza".
I tamponi, poi, sono stati da subito un argomento viziato da ampie divergenze. Il 22 febbraio, giorno di zona rossa nel Lodigiano, il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro scriveva a Francesco Curcio, direttore del Dipartimento di Medicina di laboratorio di Udine: "Il tema è che tutti pensano che il test serva a qualcosa". Lo stesso scetticismo, anche se espresso in modo più sanguigno, lo avrebbe mostrato tempo dopo anche il direttore vicario dell’Oms Ranieri Guerra: "Ma fare tamponi a tutti adesso è la cazz... del secolo", commentava quando il conto dei morti era già arrivato a cifre preoccupanti. Poi, riferendosi a Massimo Galli: "Ho parlato con lui" - rivelava - "Gli ho detto di desistere dal proporre scemenze come tamponi per tutti... ha convenuto, spero...".
5 marzo. Il ministro della Salute Roberto Speranza contattava Brusaferro via Whatsapp. "Conte senza una relazione strutturata non chiude i due Comuni" - scriveva - "Pensa che se non c’è una differenza con altri Comuni ha un costo enorme senza beneficio". Brusaferro, dal canto suo, rispondeva: "Vedo adesso di farti avere i dati. Avete anche il parere del Cts? O ti serve?". Il dilemma era di trincerare o meno la Val Seriana, avendo questa toccato un indice di trasmissione pari a 2. Di nuovo Speranza: "Sì. Parere (così letterale, ndr) lo ha spaventato perché dichiara possibilità di altri interventi. Lui dice che ci sono ormai molti Comuni in questa situazione. Quindi ha dubbi che serva. Mi ha chiesto una relazione compiuta».
Tra i documenti, poi, spiccano i messaggi di un medico dell'ospedale di Alzano, Marino Signori. "Come puoi immaginare" - scriveva al direttore sanitario Roberto Cosentina - "sto gestendo-tamponando la situazione dei dipendenti di Alzano a contatto dei casi di coronavirus. Aspetto i famosi tamponi per poi procedere. Che mi sai dire? A oggi ho un elenco di circa 80 contatti". Senza nemmeno un tampone, Signori ha resistito per una settimana, prima di morire di Covid.
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