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Milano, Manzoni e Tito Livio “okkupati”: studenti fancazzisti tra cine-fumo e diritti negati

Gli studenti dei due licei milanesi sospendono le lezioni, ma il diritto allo studio è superiore a qualunque sciopero

13 Febbraio 2023

Milano, Manzoni e Tito Livio “okkupati”: studenti fancazzisti tra cine-fumo e diritti negati

Sono i tempi della nuova rivoluzione scolastica. Gli studenti organizzano il cine-fumo e si fanno spinelli nel cesso, portano il cappuccio della felpa sugli occhi e sono impegnati politicamente. L’abbigliamento è fondamentale: maglietta con l’effige di Che Guevara, maniche della felpa strette nei pugni, pantaloni larghi col cavallo ad altezza ginocchia, elastico delle mutande in evidenza, scarpe sporche e slacciate. È la nuova moda degli anticonformisti.
Anche la mimica facciale ha la sua importanza: palpebre a mezz’asta, aria sofferente, sopracciglia che si struggono da sole. Dio, quanto soffrono. Sono sempre tristi, sempre contro, hanno il mondo sulle spalle e non riescono a sopportarne il peso. Tutto questo ti dà quell’aria da maledetto indispensabile per prendere parte alla nuova rivoluzione scolastica che si schiera contro i potenti e il governo. Sono idee modernissime, mai sentite prima. Vale la pena sposarle. E allora, striscione fuori dalla finestra e “okkupazione”. Hasta lo sciopero siempre. È accaduto in due licei milanesi, il Manzoni e il Tito Livio. Lezioni sospese e chi vuole studiare, be’, si attacca al ‘68.

C’è chi ha votato contro l’occupazione ma si è dovuto adeguare allo sciopero

“Il disagio che ogni giorno viviamo all'interno delle mura della nostra scuola, il cui clima è il riflesso della situazione preoccupante che troviamo al di fuori”, spiegano gli “okkupanti”. “La scuola, lo spazio che viviamo e attraversiamo per la maggior parte del nostro tempo dovrebbe essere il luogo fondamentale per la formazione di tutti i giovani”. Strana idea di formazione e di democrazia. Chi non è interessato a scioperare (al Manzoni sono stati in 12 a votare contro la manifestazione) e vuole studiare per garantirsi una cultura e un futuro non può farlo perché le lezioni sono sospese, mentre avrebbe tutto il diritto di potersi mettere sui libri nella scuola che frequenta al pari dei dimostranti. Perché il diritto allo studio e al lavoro è superiore di qualunque sciopero.
Dal confronto tra studenti possono nascere buoni spunti per migliorare il sistema scolastico. Ma non è questo il modo per esprimerli. Gli studenti arrivano da mesi e mesi di didattica a distanza e ora che finalmente possono tornare tra i banchi devono avere la possibilità di poterlo fare. Evidentemente a loro la scuola sta bene così. Hanno idee diverse? Si chiama libertà.

Gli studenti del Manzoni e del Livio: “Un modello di scuola sbagliato e rappresentato dal ministero del Merito”

“Il liceo classico Manzoni non sta bene, vive in una continua apprensione volta alla valutazione e alla continua ricerca dell’eccellenza”, sottolineato gli studenti del Manzoni. “Purtroppo, però, questa realtà non si limita solamente alla nostra scuola, si tratta piuttosto di un problema strutturale, del quale il malessere scolastico è solo un riflesso. Assistiamo ora alle conseguenze di decenni di investimenti mancati e scelte politiche fallaci, lontane dalle reali necessità degli studenti. L’attuale governo ha preferito agli investimenti economici e culturali per la scuola una politica volta ad accentuarne i caratteri meritocratici e valutativi, evidenziando le disuguaglianze tra noi studenti. Ne è esempio il nostro ministro dell’Istruzione e del Merito, che, con il cambio di nome del proprio ministero ha alimentato e incentivato questo modello di scuola. La scuola deve essere un luogo libero dalle dinamiche classiste e discriminatorie che viviamo in tutti gli altri ambiti della società e raccontare la favola della meritocrazia è solo un modo per giustificare le profonde disuguaglianze che ancora oggi caratterizzano la scuola e la società italiane”.
“Pretendiamo una scuola di diritti, e non di meriti”, hanno detto gli scioperanti del Tito Livio. “Un luogo di crescita intellettuale e sociale, di introspezione e analisi critica, di confronto e dialogo. Esigiamo di essere considerati come individui in un percorso di crescita interpersonale. La scuola italiana non è in grado di offrire un’istruzione psicologica, emotiva, sociale e sessuale. Purtroppo, qua come in tanti altri istituti, la quotidianità scolastica è vissuta da molte e molti come una sofferenza: l’ansia, la pressione e lo stress causano disagi. I voti sono più importanti dei volti, le prestazioni più delle emozioni. L’umanità è velata dal grigio dell'indifferenza”.

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