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Caso Soumahoro, l’ex socia della cooperativa confessa: “Ho firmato al posto di Liliane”

Potrebbe essere una svolta nella ricostruzione degli eventi e delle personalità coinvolte nell’inchiesta della Procura di Latina sulla Cooperativa Karibu, fondata dalla suocera del deputato Aboubakar Soumahoro

13 Gennaio 2023

Aboubakar Souhamoro piange

Al centro della discussione una firma di Liliane Murekatete che sarebbe stata falsificata. Una novità che riaccendere i riflettori sulla famiglia del deputato Aboubakar Soumahoro, finito nel vortice dell’inchiesta sulle presunte violazioni della Cooperativa fondata dalla suocera Marie Terese Mukamitsindo e nella quale collaborava anche la moglie a vario titolo, entrambe nel registro degli indagati.

“Ho firmato al posto di Liliane”, ha affermato H.S., una ex dipendente della Cooperativa Karibu, a Adnkronos. “Quel giorno lei non c'era, era in maternità. È stata la madre di Liliane, Marie Terese, a chiedermi di firmare al posto suo”, ha aggiunto. L’ex socia si sta riferendo ad un atto notarile datato 28 maggio 2019 che contribuirebbe, secondo la Procura di Latina, a provare il coinvolgimento diretto di Liliana Murekatete nella gestione della Cooperativa.

Il documento protagonista della vicenda siglava un aggiornamento dello statuto della cooperativa per modificare alcune attività della Karibu. Nell’elenco dei soci, in corrispondenza della firma della moglie di Aboubakar Soumahoro, avrebbe firmato proprio l’ex dipendente. A detta sua, sotto richiesta della madre e fondatrice della Cooperativa Marie Terese Mukamitsindo.

Pochi giorni dopo H.S. avrebbe smesso di lavorare per Karibu: “Alla fine di quel mese ho smesso di lavorare per la Karibu. Il mio contratto è scaduto e non è stato più rinnovato”, ha spiegato. Questa testimonianza sposerebbe la tesi difensiva presentata dall’avvocato di Liliane Murekatete Lorenzo Borrè, che da sempre afferma la sua totale estraneità ai ruoli dirigenziali della Cooperativa e la sua assenza da quella assemblea dei soci del maggio 2019.

“La firma che secondo alcuni giornalisti 'inchiodava' la mia assistita non esiste – tuona l’avvocato Borrè -  Chi ha dato della bugiarda alla mia assistita inizi a chiedere in scusa, e faccia in fretta perché la fila è lunga”. E continua, tirando in mezzo la presunzione d’innocenza: “Credo che questa vicenda diventerà un caso che farà scuola e spero che servirà ad essere più cauti nel tranciare giudizi su una persona che, lo ricorda la Costituzione ma anche una recente direttiva Ue, è da considerarsi non colpevole, come in effetti non è colpevole”.

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