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Saviano, il bardo cosmopolita difende ong e immigrazione: ecco perché è inaccettabile

Grazie all'immigrazione il capitalismo può disporre di braccia a basso costo da sfruttare senza pietà. E poi inoltre condurre una guerra di classe contro i lavoratori, condannandoli mediante le leve della concorrenza al ribasso ad abbassare i costi della forza lavoro

06 Gennaio 2023

Saviano, il bardo cosmopolita difende ong e immigrazione: ecco perché è inaccettabile

Fonte: Imago

L'immarcescibile bardo cosmopolita Roberto Saviano, forse dal sontuoso attico di Nuova York, torna pugnacemente a difendere l'operato delle ong e l'immigrazione di massa. Lo fa con un cinguettio al vetriolo, con cui attacca Giorgia Meloni per aver osato criticare aspramente le ONG come taxi del mare. Così facendo, il bardo cosmopolita finisce in ultima istanza per sostenere il capitale, che usa l'immigrazione di massa e chi la favorisce come strumenti per la valorizzazione del valore. Bisogna essere chiari su questo punto: tutti parlano di diritto a migrare, e nessuno ha il coraggio di parlare del diritto a non migrare, ossia del diritto a rimanere radicati nella propria terra e nella propria storia. La verità è che il capitale è mobilitazione totale, per dirla con Jünger: sradica e mobilita tutto e tutti, trovando la propria formula magica nella "libera circolazione delle merci e delle persone", dove naturalmente le merci vengono prima delle persone. Il mondo sussunto sotto il capitale si muta così in un piano liscio per il libero scorrimento ogni direzionale e accelerato delle merci e delle persone mercificate. Per questo, l'immigrazione è una condanna e non certo una chance. Grazie all'immigrazione infatti il capitalismo può disporre di braccia a basso costo da sfruttare senza pietà. E poi inoltre condurre una guerra di classe contro i lavoratori, condannandoli mediante le leve della concorrenza al ribasso ad abbassare i costi della forza lavoro. Come se non bastasse, la classe dominante con il suo clero giornalistico di completamento fomenta lotte orizzontali tra migranti e autoctoni di modo che mai la rabbia gravida di buone ragioni dei lavoratori salga verso l'alto, verso la plutocrazia neoliberale. Ciò significa, sia chiaro, che il nemico non sono I migranti, ma chi costringe i popoli a migrare; non i disperati, ma chi getta i popoli nella disperazione; non gli sfruttati, ma gli sfruttatori. Chi come il bardo cosmopolita celebra i porti aperti e l'immigrazione non rende certo un buon servizio agli sfruttati. Non per caso, come non sarà sfuggito, nei sermoni del bardo cosmopolita non compare mai la critica del capitalismo e dei rapporti di forza: per questo, ma non solo per questo, la sua è una critica già da sempre organica all'ordine del discorso dominante, quello che non per caso lo celebra e lo osanna come intellettuale di riferimento.

di Diego Fusaro

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