27 Aprile 2022
“Se ne è andato l’unico italiano al quale si poteva stringere la mano senza paura di sporcarsi” , scrisse Indro Montanelli quando, il 22 maggio 1988, moriva Giorgio Almirante. L’arcitaliano, per oltre quarant’anni carismatico leader della destra italiana, che seppe traghettare, in piedi, la sua comunità politica fuori dalle rovine della seconda guerra mondiale.
Oggi, alle soglie dei centouno anni, ci lascia donna Assunta, che di Almirante fu: moglie adorata, consigliera risoluta e paladina infaticabile della memoria postuma.
Il destino le ha riservato un’esistenza lunghissima, vissuta intensamente nella coerenza dei principi e delle azioni. Vedova di un leader amato come pochi dal popolo missino (e non solo), sovrana indiscussa della memoria e dei valori della destra nazionale e sociale. La nuova definizione di postfascista non le piaceva affatto, perché non ne capiva il senso. Al contrario aveva perfettamente colto l’insegnamento di suo marito, che aveva fatto della massima di Augusto de Marsanich: “Non rinnegare, non restaurare”, l’orientamento del Movimento Sociale Italiano nell’Italia repubblicana. Il simbolo del partito, con la fiamma tricolore tanto cara a d’Annunzio, che arde sul sacello della tomba di Mussolini, conservò una storia impegnativa che seppe ben convivere con la via parlamentare scelta da Almirante e dai suoi.
Raffaela Stramandinoli, conosciuta come donna Assunta, nasce a Catanzaro il 14 luglio 1921, da una famiglia di latifondisti con sentimenti monarchici. All’età di soli 17 anni i genitori le organizzano un matrimonio combinato con il marchese Federico de' Medici, più grande di lei di 21 anni, e dalla loro unione nascono tre figli, Marco, Marianna e Leopoldo.
Il marchese de’ Medici è un elettore del Movimento Sociale che, nella Calabria del 1949, conta già su una forza considerevole. Donna Assunta lo accompagna a sentire i comizi. Almirante, giovane segretario di partito, ha pochi quattrini e un avvenire incerto, ma anche tanto carisma ed un arte oratoria impareggiabile.
Da li a poco fa breccia tra i sentimenti di donna Assunta, che nel ‘51 si separa e si trasferisce a Roma con i figli, rinunciando a tutti i beni del marito, mentre Almirante ottiene il divorzio da sua moglie in Brasile. Sette anni dopo nasce una figlia Giuliana, che prende il cognome de' Medici perché l’ex marito di donna Assunta la riconosce per evitare che venga considerata figlia illegittima, non esistendo ancora il divorzio in Italia. Almirante e donna Assunta si sposeranno in chiesa nel 1969. Inizia per i due un lungo cammino insieme, attraverso le avversità degli anni di piombo, della strategia della tensione e dei tentativi (falliti) di mettere per legge il Msi fuori dall’arco costituzionale. Ma il consenso per la fiamma aumenta pian piano nel paese, facendone la quarta forza politica in parlamento.
Donna Assunta si impegna anche nel rilancio dell’immagine del marito, delle sue relazioni sociali e dei suoi rapporti internazionali. Via i colli sdruciti delle camicie, al posto dei completi lisi arriva l’uso del doppiopetto di ottima foggia. A parte i nostalgici del regime, il partito e il suo capo, diventano un punto di riferimento trasversale e d’ordine, sia per le classi possidenti che non si fidano del centro, sia per i lavoratori che decidono di non andare a sinistra.
Con il passare del tempo la segreteria di Giorgio Almirante diviene sempre più iconica tra i militanti missini e gli elettori di destra. Le piazze, dove l’affascinante tribuno tiene i suoi discorsi, sono sempre stracolme ma il risultato nelle urne spesso è inversamente proporzionale. Nel partito ci sono varie anime e, a dispetto di una certa retorica sui giornali progressisti che lo nega, il dibattito interno è libero e aperto. L’ala movimentista di Pino Rauti, “l’incendiario di anime”, è in crescita esponenziale e coltiva tra i giovani un vivaio politico di primo livello.
Verso il 1985-86 Almirante comprende che è arrivato il momento di passare la mano alla nuova generazione. A quella generazione che non ha combattuto nella guerra civile tra italiani, non ne ha portato i segni per tutta la vita ed è pronta a storicizzare l’eredità del fascismo alle soglie del duemila . Gli anni che avanzano e la salute incerta lo convincono a puntare tutto su un successore. Ma chi scegliere dunque tra i colonnelli del partito di allora? Il conservatore Enzo Trantino e l’eretico Tomaso Staiti di Cuddia sono tra i papabili ma alla fine si fa largo il vero delfino: Gianfranco Fini, già segretario del fronte della Gioventù.
Una scelta che donna Assunta rivendicherà come fortemente voluta anche da lei e imposta sulla dirigenza missina, che il nome di Fini non lo digeriva molto. L’operazione riesce grazie all’infinito prestigio del marito, unito a quello del vecchio Romualdi. Forse non è azzardato pensare che in tempi più recenti, dopo la discreta presenza di donna Rachele, donna Assunta fu certamente la figura femminile più rispettata all’interno di quella tradizione politica. Molto probabilmente la grande influenza che la sua personalità ha avuto sulla comunità missina, prima e dopo la nascita di Alleanza Nazionale, ha contribuito a sdoganare la presenza di leader donne in un partito dall’origine patriarcale. Tra gli anni ’80 e ’90 si moltiplicheranno le affermazioni elettorali di giovani candidate come Adriana Poli Bortone, Cristiana Muscardini e Alessandra Mussolini.
Oggi la destra italiana guidata da Fratelli d’Italia, che stando agli ultimi sondaggi si appresta a diventare il primo partito del Paese, è l’unica formazione della politica nazionale ad essere diretta da una donna. Giorgia anche lei, fatalcaso.
Di Mariofilippo Brambilla di Carpiano
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia