07 Febbraio 2021
Palamara (fonte: LaPresse)
Le dichiarazioni del Dott. Luca Palamara, con la successiva pubblicazione dell’intervista, concessa ad Alessandro Sallusti, nel volume “Il sistema”, avrebbero dovuto far esplodere la “tangentopoli” della magistratura.
Nessuna incriminazione, nessun arresto, nessuna convocazione urgente e permanente del CSM, nonostante la materia investa il cuore stesso dello Stato di Diritto, è invece avvenuta.
Al contrario, il Consiglio Superiore, organo supremo di controllo, è stato, a parte Palamara e pochi altri, marginalmente toccato da questo scandalo epocale.
A parte il Presidente, che per dettato costituzionale è il Presidente della Repubblica, il vice Presidente eletto e la maggior parte dei consiglieri sono rimasti al loro posto e continuano, tranquillamente intoccati, ad esercitare le proprie funzioni, decidendo nomine e trasferimenti e svolgendo controlli, come se nulla in questo ultimo periodo fosse avvenuto.
O Palamara è il più grande impostore del mondo ed allora dovrebbe essere relegato per la gravità delle sue affermazioni, nelle patrie galere, o tutte le registrazioni dei trojan sono false ed allora dovrebbero essere arrestati i manipolatori, oppure si dovrebbe intervenire subito, per la salvezza delle istituzioni democratiche del nostro paese.
D’altronde che qualcosa di anomalo ci fosse nella nostra giustizia, lo avevano capito anche i bambini.
A parte i tempi stratosferici dei processi, oggi legittimati dall’abolizione della prescrizione, fatta approvare dal lungimirante Avv. Bonafede, a parte i tanti clamorosi errori giudiziari, noi siamo l’unico paese del mondo occidentale e forse del mondo intero, che, negli ultimi trenta anni ha visto incriminati penalmente, ben cinque ex Presidenti del Consiglio: Giulio Andreotti, Giovanni Goria, Arnaldo Forlani, Bettino Craxi, Silvio Berlusconi, tutti appartenenti ad un’area di sinistra riformista, di centro e di centro destra.
Il tutto mediante accuse infamanti, che sono arrivate perfino all’omicidio.
Un Presidente della Repubblica, Giovanni Leone è stato incriminato nell’affare Lockheed e si è dovuto dimettere, per poi risultare del tutto innocente.
Un altro Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, è stato coinvolto ingiustamente nell’affare GLADIO, e poi è stato colpito da una richiesta di impeachment da parte del Partito Comunista, il partito più contiguo alla Magistratura.
Non entro nella constatazione banale e scontata dei tanti esponenti del PCI provenienti dalle file della giustizia, approdati in Parlamento e al Governo.
Non entro nemmeno nell’azione barbara, spregiudicata e codina, svolta da parecchi organi di informazione, che hanno mentito sapendo di mentire, per solo opportunismo.
È chiaro che il tutto non poteva che essere il frutto di una strategia ben precisa per ottenere, in modo illegittimo, quel potere che il voto popolare dal 1948 non aveva mai dato alle sinistre.
Oggi i trojan e le coraggiose dichiarazioni di Palamara, tutte provate e circostanziate e finora mai smentite, confermano ciò che era già più che plausibile.
Stupisce soltanto che la reazione della politica, dei media e del paese in genere, certamente complice il COVID, non si faccia sentire.
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