24 Ottobre 2025
Il GdI ha intervistato Angelo Bonello, light artist, a margine dell'accensione della sua opera "Arlecchino" all'interno del Chiostro del Teatro Piccolo di Milano, in cui ha sottolineato come questa maschera teatrale sia la metafora della situazione precaria attuale.
Dove nasce l'idea di quest'opera?
"Quest'opera nasce dall'idea di voler celebrare uno degli spettacoli più belli del mondo che è quello di "Arlecchino Servitore dei Due Padroni" che ha portato la storia della commedia dell'arte in giro per il mondo e quindi non poteva essere un'occasione migliore per celebrarlo."
E quanto è importante per un teatro sostenere questi progetti?
"Un teatro è interessante questa operazione di portare fuori dal palcoscenico un'opera perché questo è un modo per collegare il pubblico che passa in maniera naturale e casuale e collegarlo invece con quella che è poi una programmazione teatrale che invece è più pensata e più mirata a un pubblico, un target invece che ama la commedia e lo spettacolo in generale."
E qual è il significato di quest'opera?
"Beh, Arlecchino oggi è la metafora della situazione geopolitica contemporanea, perché lui ha questo costume di losanghe e di pezzi mal combinati insieme, che sembra proprio raccontare un sistema disgregato, che è la realtà del nostro mondo oggi. E lui rimane un po' intrappolato, nonostante la sua astuzia, in quelle che sono poi le logiche del potere; e quindi l'uomo comune deve combatterci contro, cercando di mantenersi in equilibrio tra queste grandi difficoltà che si trovano nel cammino della propria vita."
E da dove nasce l'uso del neon?
"Beh, la luce è un elemento che fa parte della mia sintassi, della mia ricerca artistica e quindi è una conseguenza proprio di un percorso che sto portando avanti ormai da vent'anni utilizzando la luce come elemento espressivo che riesce a tirare fuori dal buio e dalle tenebre un qualche cosa che altrimenti non esisterebbe."
E come si armonizza in questo contesto d'inchiostro?
"Beh, un chiostro di per sé è un luogo raccolto che ha una sua intimità e che ha anche un suo buio naturale perché i palazzi che lo circondano occultano la luce e quindi le arcate e anche l'architettura stessa diventa come dire una scenografia naturale in cui inserire poi il segno artistico in una maniera armonica"
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