07 Novembre 2025
Era seduto nel posto 11A del Boeing 787 Dreamliner di Air India, e da quel sedile è uscito vivo, tra 242 persone. Viswashukumar Ramesh, 40 anni, è l’unico sopravvissuto allo schianto del 12 giugno scorso, costato la vita a 241 tra passeggeri e membri dell’equipaggio. Oggi, a distanza di mesi, ha denunciato in un’intervista il peso di quella tragedia e la difficoltà di continuare a vivere: “Vita rovinata, non parlo più con nessuno”.
“Sì, è un miracolo, ma ho anche perso tutto. Ho perso mio fratello, era la mia colonna”, spiega Ramesh, britannico di origini indiane. I due fratelli stavano tornando a Londra dopo qualche giorno trascorso nel Paese d’origine, quando l’aereo diretto ad Ahmedabad è precipitato poco dopo il decollo. Nonostante le ferite al petto, al volto e ai piedi, Ramesh era riuscito a uscire sulle proprie gambe dalle lamiere del velivolo. Ma il dolore vero, racconta, è arrivato dopo.
“È ancora molto doloroso spiegare cosa è successo”, confessa. “Sto avendo difficoltà fisiche e mentali – racconta – e anche la mia famiglia soffre”. L’uomo vive oggi in un silenzio profondo, segnato dal trauma: “Non mi va di parlare con nessuno. Resto seduto nella mia stanza, da solo. Non parlo con mia moglie, né con mio figlio. Non parlo con nessuno. Voglio solo stare da solo in casa mia”.
Ramesh non lavora più, non guida, e fatica a riprendere una quotidianità normale. I suoi legali chiedono un risarcimento maggiore rispetto a quanto già previsto, per garantire sostegno a lui e alla sua famiglia. “Quello che vogliamo fare – spiega uno dei consulenti, Sanjiv Patel – è parlare con Air India, così che possano capire il vero impatto della tragedia e fornire un vero supporto a questa famiglia che sta soffrendo”.
Ma i tentativi di dialogo, denuncia l’avvocato Radd Sieger, non hanno avuto esito: “Tre volte li abbiamo invitati a confrontarsi con noi. Tre volte ci hanno ignorato o hanno respinto le nostre richieste. Non è accettabile”.
Air India, di proprietà del gruppo Tata, ha risposto con una nota ufficiale: “Siamo profondamente consapevoli della nostra responsabilità nel fornire sostegno al signor Ramesh. Prenderci cura di lui, e di tutte le famiglie colpite dalla tragedia, rimane la nostra priorità assoluta. I vertici del Gruppo Tata continuano a visitare le famiglie per esprimere le loro più sentite condoglianze. Ai rappresentanti del signor Ramesh è stata fatta un’offerta per organizzare un incontro di questo tipo”.
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