18 Agosto 2025
Domenica 17 agosto Israele si è bloccato per un giorno intero. 2,5 milioni di persone sono scese nelle piazze delle principali città dello Stato ebraico per manifestare contro il governo Netanyahu e contro le sue recenti decisioni: occupare Gaza, continuare il genocidio palestinese e, così facendo, condannare a morte gli ostaggi israeliani in mano ad Hamas. 38 persone sono state arrestate.
2,5 milioni di persone hanno riempito le piazze di Israele chiedendo la fine delle ostilità a Gaza e un accordo per liberare gli ostaggi. La più grande manifestazione si è svolta a Tel Aviv, nella cosiddetta “Piazza degli ostaggi”, ma cortei e blocchi hanno attraversato anche Gerusalemme, Haifa e diverse autostrade principali, paralizzando il Paese per ore.
Lo sciopero nazionale, indetto dalle famiglie degli ostaggi, ha visto la chiusura di uffici, aziende, università e l’interruzione dei trasporti in varie zone. Secondo gli organizzatori oltre due milione di cittadini ha partecipato, trasformando la giornata in una delle mobilitazioni più imponenti dall’inizio del conflitto.
I manifestanti accusano il governo Netanyahu di aver prolungato inutilmente la guerra e di mettere a rischio la vita dei circa 50 ostaggi ancora a Gaza. Le famiglie chiedono un accordo “concreto e immediato”, temendo che la decisione di occupare Gaza City e trasferire un milione di palestinesi in campi nel sud della Striscia aggravi la tragedia umanitaria già denunciata dall’ONU.
Intanto a Gaza il bilancio delle vittime palestinesi ha superato quota 61mila, con il 90% della popolazione sfollata e condizioni di malnutrizione sempre più diffuse.
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