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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Israele, Netanyahu attacca gli oppositori: "proteste sono sostegno ad Hamas", poi chiede "perdono" per gli ostaggi morti; Londra riduce l'export di armi per l'IdF

I manifestanti che protestano contro il premier israeliano si sono radunati nei pressi della sua abitazione, a Gerusalemme

02 Settembre 2024

Netanyahu

Centinaia di manifestanti si sono radunati a Gerusalemme, poco lontano dalla residenza del premier israeliano Benjamin Netanyahu, a riferirlo sono i media israeliani che precisano che i dimostranti chiedono l'accordo per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e la liberazione degli ostaggi prigionieri dal 7 ottobre scorso: "Le vostre decisioni stanno portando alla loro morte" ha detto Nissan Calderon, fratello di Ofer Calderon tra gli ostaggi di Hamas.

Lo sciopero generale odierno è stato definito dal primo ministro israeliano "una vergogna" e ancora "Significa dire a Sinwar: ne hai uccisi sei. Eccoci qui a sostenerti", facendo riferimento ai 6 ostaggi trovati uccisi.

"Perdono"

Ai parenti dei sei ostaggi i cui corpi senza vita sono stati recuperati nella Striscia di Gaza Benjamin Netanyahu ha detto "lo ripeto e lo dico questa sera: vi chiedo perdono per non essere riusciti a riportarli indietro vivi. Siamo stati molto vicini, ma non ci siamo riusciti".

In un incontro con la stampa, tenuto nel pomeriggio, mentre erano in corso le proteste, Netanyahu ha quindi ripetuto che Hamas "pagherà un prezzo caro".  

Le trattative

Il Times of Israel riferisce che il capo del Mossad David Barnea oggi ha incontrato a Doha il premier e ministro degli Esteri del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, nel contesto dei colloqui - mediatori sono Stati Uniti, Qatar ed Egitto - per arrivare ad un accordo per la liberazione degli ostaggi trattenuti nella Striscia di Gaza e un cessate il fuoco nell'enclave palestinese. 

Nell'incontro con la stampa del pomeriggio, tuttavia, il premier israeliano ha ribadito "L'importanza cruciale per riportare a casa gli ostaggi e garantire che Hamas non costituisca più una minaccia" del 'Corridoio Philadelphi', circa 14 km tra la Striscia di Gaza e l'Egitto, punto di attrito dei negoziati, aggiungendo quindi che il Paese "deve rimanere unito" di fronte a un "nemico brutale e feroce".  

"Non ci ritireremo dal Corridoio Philadelphi - ha detto Netanyahu - L'asse del male ha bisogno del Corridoio Philadelphi. Dobbiamo averne il controllo". 

La decisione di Londra

Il sito Sky News riporta che nel corso di un intervento ai Comuni il ministro degli Esteri britannico David Lammy ha annunciato che il Regno Unito interromperà l'export di circa 30 delle 350 armi dirette a Israele, tra cui equipaggiamenti utilizzati nella guerra a Gaza, come componenti per jet militari, elicotteri, droni e attrezzature che "facilitano l'individuazione di obiettivi a terra".

Per Lammy, che si è richiamato ad una consulenza legale indipendente, esiste un "rischio evidente" che alcuni particolari tipi di  armi esportate dal Regno Unito verso Israele possano essere utilizzate per commettere una "grave violazione del diritto umanitario internazionale" a Gaza. Le azioni di Israele a Gaza - ha detto il ministro ai Comuni - "continuano a causare immense perdite di vite civili, distruzione diffusa delle infrastrutture civili e immense sofferenze".

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