19 Maggio 2025
Continua il genocidio a Gaza e Benjamin Netanyahu ha dichiarato apertamente l’intenzione di Israele di “prendere il controllo di tutta la Striscia di Gaza”, rilanciando la campagna militare in corso, “I carri di Gedeone” come fase decisiva per la “vittoria totale” su Hamas. Lo ha fatto in un video ufficiale, in cui ha dichiarato che Hamas verrà sconfitta presto e gli ostaggi saranno liberati, ammettendo, però, la necessità di evitare il collasso umanitario, consentendo l’ingresso agli aiuti umanitari. Già nel 2017 Israele aveva un piano per l'occupazione definitiva della Striscia di Gaza, come anticipato dal GdI.
“Sconfiggeremo Hamas e libereremo i nostri ostaggi, ma non arriveremo a una situazione di carestia: né dal punto di vista pratico, né da quello diplomatico. Semplicemente, non ci sosterrebbero”, ha affermato Netanyahu, parlando con un tono che non lascia spazio a interpretazioni: l’operazione continuerà fino alla presa completa del territorio di Gaza, già martoriato e allo stremo.
Le sue parole arrivano in un momento drammatico: oltre 2 milioni di civili palestinesi, intrappolati tra bombardamenti, assenza di cibo, acqua potabile e cure mediche, hanno già pagato un prezzo altissimo. Le Nazioni Unite e le principali ONG internazionali parlano apertamente di un disastro umanitario in atto, mentre cresce la condanna globale per le dimensioni e l’intensità dell’offensiva.
Tuttavia, per Netanyahu, la battaglia è tutt’altro che finita. La nuova fase dell’operazione militare – denominata I carri di Gedeone – proseguirà fino a raggiungere “pienamente” i suoi obiettivi: eliminazione di Hamas e liberazione degli ostaggi israeliani ancora trattenuti nella Striscia. “È quello che faremo”, ha ribadito, lasciando intendere che non ci sarà alcuna concessione territoriale o negoziato che possa fermare l’azione sul campo.
Eppure, la retorica di guerra è accompagnata da un’ammissione pragmatica: l’isolamento internazionale e il rischio di destabilizzazione totale della Striscia – “una situazione in cui potremmo perdere il controllo, e allora tutto crollerebbe”, come ha detto lui stesso – hanno spinto Tel Aviv a riaprire i valichi per l’ingresso di aiuti umanitari, sospesi per oltre 2 mesi.
Nel frattempo, da Doha, il team negoziale israeliano lavora sotto la supervisione diretta del premier per esplorare ogni possibilità di accordo. Ma Hamas, da parte sua, ribadisce che non accetterà nulla che non includa una cessazione definitiva delle ostilità.
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