29 Gennaio 2025
Il 27 ottobre, dopo tre settimane di bombardamenti aerei seguiti all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, i soldati israeliani sono entrati a Gaza portando con sé i loro smartphone.
“Viviamo in un’epoca tecnologica, e questo è stato descritto come il primo genocidio trasmesso in streaming nella storia”, ha dichiarato la scrittrice palestinese Susan Abulhawa.
Nei mesi successivi, migliaia di foto e video sono stati pubblicati sui social media dai soldati israeliani che nella maggior parte dei casi hanno pubblicato informazioni e materiali video con i loro veri nomi, fornendo dettagli su luoghi e date degli eventi documentati: raid, bombardamenti, uccisioni e arresti.
Il documentario di Al Jazeera si basa su questi contenuti, offrendo prove di crimini di guerra fornite direttamente dai soldati israeliani stessi. Secondo l’esperto di diritto internazionale Rodney Dixon, questa raccolta di prove è “un tesoro raro, qualcosa che credo i procuratori osserveranno con grande interesse”.
L’indagine ha rivelato tre principali categorie di possibili crimini di guerra: distruzione indiscriminata, maltrattamento dei detenuti e uso di scudi umani. I video infatti mostrano soldati che distruggono proprietà, incendiano case e fanno esplodere edifici senza una giustificazione militare evidente. Secondo il diritto internazionale, la distruzione senza necessità militare è vietata ed è un crimine di guerra.
Molte immagini mostrano prigionieri in biancheria intima, sottoposti a posizioni di stress e torture. Un soldato franco-israeliano riprende un detenuto dicendo: “Guardate la sua schiena. Vi farete una risata. È stato torturato”. Molti testimoni raccontano di essere stati costretti a ispezionare edifici per verificare la presenza di trappole esplosive mentre i soldati li osservavano con le armi puntate.
Oltre ai contenuti pubblicati sui social dai soldati, il documentario include testimonianze dirette di palestinesi, riprese video di droni israeliani e filmati raccolti sul campo da Al Jazeera. I racconti delle vittime descrivono scene di brutalità, come l’uso di cani per aggredire detenuti e minacce di esecuzioni sommarie.
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