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Tel Aviv, la commovente manifestazione per la liberazione degli ostaggi: “Netanyahu, Galant, Gantz, le loro vite sono nelle vostre mani” - il VIDEO REPORTAGE del GdI

Il 4 novembre sera a Tel Aviv ha preso vita una manifestazione di solidarietà con lo slogan "Netanyahu, Galant, Gantz, le loro vite sono nelle vostre mani", Il Giornale d’Italia ha raccontato tramite un reportage esclusivo il commovente evento per la liberazione degli ostaggi

06 Novembre 2023

Il 4 novembre sera a Tel Aviv ha preso vita una manifestazione di solidarietà con lo slogan "Netanyahu, Galant, Gantz, le loro vite sono nelle vostre mani" e Il Giornale d’Italia, in tale occasione, ha registrato e raccontato, tramite un reportage esclusivo, il commovente evento per la liberazione dei numerosi ostaggi trattenuti dall’inizio della guerra in Medioriente.

Erano in migliaia i presenti, lo sconforto a Tel Aviv trasuda da ogni voce che si leva, dalle sonorità nostalgiche in sottofondo e, soprattutto, dalle foto identificative di ogni ostaggio.

I volti, con relativi nomi ed età, scorrevano su un maxi schermo alla mercé dei cittadini che, avvolti in un silenzio di rispetto, hanno condiviso il sentimento di impotenza e di rabbia verso il governo che ad oggi li rappresenta.

Alcune voci si sono alzate più rumorose, con toni più aspri e adirati, come quella di un manifestante intervistato da Il Giornale d’Italia che dichiara: “La Guerra ora in atto, combattuta dentro le mura di Gaza, è dannosa per entrambe le parti ma, senza entrare nel merito di cosa è fake e di cosa non lo è, le enormi mostruosità compiute da Hamas non giustificano le 9000 persone morte all’interno della Striscia. Chiediamo che Netanyahu si dimetta, il sangue deve essere fermato”.

Tra gli ostaggi figurano donne, uomini, bambini e anziani. Nella piazza gremita di persone, tra i familiari presenti, c'è anche Yoni Asher, il papà di due bimbe, Aviv e Raz, rispettivamente 2 e 4 anni, che insieme alla madre 36enne Doron, sono state prese in ostaggio.

Numerosi cartelli alzati con il volto del Primo Ministro e una mano insanguinata che lo copre, scritte di solidarietà alle vittime e richiami per la liberazione degli ostaggi, oltre 200 dall’inizio della Guerra.

Applausi di rispetto e vicinanza per Silver Vivian, 74 anni, Soussana Amit, 40 anni, Tarshansky Gali, 13 anni, Kfir Bibas, appena 10 mesi: questi solo alcuni dei nomi che scorrevano sull’imponente schermo che recitava “Please help bring them home alive” (trad. “Per favore, aiutateci a riportarli a casa vivi”).

Una manifestazione che ha visto, sin dalla mattina di sabato, radunarsi migliaia di persone e familiari in Piazza del Museo a Tel Aviv, ora ribattezzata 'piazza dei rapiti e dispersi' in segno di solidarietà per le famiglie dei 242 ostaggi.

Un unico corpo di persone che sta lottando, oltre che per la guerra Israelopalestinese, per un conflitto interiore, fatto di perdite e lacerazione. Familiari che piangono quello che l’ONU chiama “genocidio, migliaia di vittime uccise all’interno della Striscia di Gaza senza possibilità di uscirvi.

Il sindaco di Tel Aviv Ron Huldai ha aperto la manifestazione del 4 novembre ricordando che Yitzhak Rabin, l’ex Primo Ministro israeliano assassinato il 4 novembre di 28 anni fa, "sapeva come prendere decisioni difficili. Netanyahu deve farlo ora e riportarci indietro i prigionieri".

Ascoltando questa frase, la folla ha cantato insieme: "Riportateli a casa. Adesso".

La manifestazione del 4 novembre ha mostrato la volontà di un popolo di rappresentare una voce che non può urlare perché tenuta prigioniera, un grido che non può farsi sentire perché chiuso in una Striscia.

Con musiche, foto, cartelli e canti la manifestazione si è sciolta a notte inoltrata, chiedendo al mondo intero di riportare a casa le loro persone.

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