07 Giugno 2023
Continua ad aumentare il livello delle acque nel Kherson, così come il rimpallo di responsabilità per la distruzione della diga Kakhovka. Mosca accusa Kiev di non aver chiuso la diga DniproHES, circa 200 chilometri a nord, di fatto continuando ad aggravare la situazione dell’oblast inondato e rendendo ancora più difficile la situazione dei 42 mila civili dell’area.
Continuano ad alzarsi le acque nell’oblast di Kherson, territorio ucraino controllato dai russi. Dopo la distruzione della diga Kakhovka nella notte tra il 5 ed il 6 giugno, le acque del bacino artificiale del fiume Dnepr continuano a riversarsi su tutto il territorio circostante, coprendo un’area di centinaia di chilometri quadrati. Oltre al danno ambientale (il presidente ucraino Zelensky ha parlato oggi, mercoledì 7 giugno, di una chiazza di petrolio di 150 tonnellate diretta al mar Nero), grande preoccupazione al momento per la popolazione civile. Secondo le nazioni unite sarebbero almeno 42 mila i civili a rischio, con le forze russe nell’area impegnate in una difficile operazione di evacuazione di cui si ignora la durata.
Nel frattempo continua il rimpallo di responsabilità per quanto avvenuto tra Mosca e Kiev. È chiaro che l’individuazione del responsabile basandosi sul semplice criterio del cui prodest, a chi conviene, non è una scienza esatta. Entrambe le parti in campo, infatti, avrebbero potuto procedere ad un’operazione di questo tipo, ciascuna per un determinato interesse. Dal punto di vista di Mosca l’allagamento dell’oblast rende di fatto impossibile qualsiasi tipo di controffensiva ucraina nell’area, permettendo alle forze russe di concentrarsi su altri punti del fronte (lungo centinaia di chilometri), come ad esempio la zona di Belgorod, recentemente fatta oggetto di diversi attacchi.
Per Kiev invece, la distruzione di questa diga ha un enorme vantaggio sul lungo periodo. La Kakhovka, infatti, è la principale fonte di acqua della Crimea, la penisola del mar Nero annessa ufficialmente dalla federazione, tra tutti i territori finora conquistati il più importante dal punto di vista strategico (per la sua posizione geografica) e propagandistico (essendo storicamente russa). L’attuale impossibilità di rifornire la Crimea di acqua, quindi, è forse finora il colpo più duro sofferto da Mosca dall’inizio della guerra. Motivo per il quale, pur non essendoci ancora prove in merito, diversi osservatori (molti chiaramente filo-russi, ma non solo), ritengono che tra le due fazioni quella che potrebbe trovare più utili questi allagamenti sembrerebbe essere quella ucraina.
A sostegno di questa ipotesi, le accuse formulate nelle ultime ore da parte di diverse fonti russe, che si stanno concentrando sulla diga DniproHES. La DniproHES, come la distrutta Kakhovka, blocca il corso del fiume Dnepr. Le due dighe fanno parte di uno stesso sistema idrico: posizionate a circa 200 chilometri di distanza, formano un immenso rigonfiamento artificiale del fiume, un bacino, la cui acqua in entrata, a monte, viene regolata dalla DniproHES, mentre quella in uscita, a valle, veniva fino a qualche giorno fa regolata dalla Kakhovka. Chiaramente i livelli del bacino sono quindi gestiti dall’apertura delle chiuse della DniproHES e, in tempo di pace, in caso di disastri e inondazioni come quelli in corso in queste ore, le procedure richiederebbero di chiudere gli accessi di acqua dalla stessa per cercare di ridurre il volume dei fluidi che si riversano a Kherson.
Tuttavia non sono tempi di pace. Non solo, ma la linea del fronte passa proprio per il bacino, lasciando la (distrutta) diga a valle in mano russa, e quella a monte in mano ucraina. Difficile in questo contesto organizzare una collaborazione per la limitazione della tragedia che, di nuovo, mette a rischio 42 mila civili nel Kherson e centinaia di migliaia (per l’assenza d’acqua) in Crimea. Eppure, queste sono le accuse mosse nelle ultime ore da Mosca, ci si aspetterebbe un maggiore impegno da parte di Kiev per cercare di salvare migliaia di persone per le quali sta combattendo una guerra.
A scatenare l’ironia, o più facilmente la rabbia, russa sono diversi video comparsi in queste ore sui social. Video che mostrano le chiuse della diga DniproHES completamente spalancate riversare tonnellate d’acqua nel bacino, acqua che nel giro di poche ore avrà raggiunto la carcassa sventrata della Kakhovka e da lì le campagne e le città dell’oblast allagato. Accuse gravissime, che se confermate metterebbero in grande imbarazzo la conduzione della guerra (anche) da parte ucraina. Per il momento nessun commento da parte di Kiev.
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