24 Marzo 2021
AstraZeneca (fonte foto Lapresse)
Rapporti sempre più tesi tra Unione europea ed Astrazeneca. Non bastano i contrasti con l’azienda produttrice del vaccino per i ritardi nelle consegne: secondo uno scoop del quotidiano La Stampa, rilanciato anche da Bloomberg, sarebbero ben “29 milioni di dosi del vaccino” conservate ad Anagni e pronte a partire per il Regno Unito”. Stando a quanto riportato dal quotidiano piemontese le autorità italiane hanno scoperto l’esistenza di questo stock di fiale in seguito a un’indagine scattata su segnalazione della Commissione europea.
Agli inizi di marzo il commissario Thierry Breton aveva fatto visita allo stabilimento di Leida, nei Paesi Bassi, gestito dalla Halix, che insieme a quello belga di Seneffe produce il farmaco sul territorio Ue per conto di Astrazeneca, mentre ad Anagni avviene l’infialamento. Mancando, ad oggi, l’autorizzazione dell’Agenzia europea del farmaco, per l’impianto olandese, le fiale da esso prodotte non possono essere distribuite in Europa. L’azienda, a questo punto, sembra che in una prima fase abbia deviato i farmaci verso il Regno Unito, bloccati poi dalla stretta europea sull’export. La catena produttiva, intanto, ha continuato a lavorare sfornando qualcosa come 5/6 milioni al mese di dosi che ora si troverebbero accumulate nei frigoriferi dei depositi di Anagni: conti alla mano si tratterebbe di qualcosa come 29 milioni di dosi di vaccino.
Il punto è che, scrive La Stampa, l’impianto olandese non ha ancora ottenuto l’autorizzazione da parte dell’Agenzia europea del farmaco. Le dosi che produce, quindi, non possono essere consegnate ai Paesi Ue, tanto che “è molto probabile che in una prima fase siano state spedite nel Regno Unito”. Poi, con l’introduzione a fine gennaio del meccanismo di controllo dell’export da parte della Commissione Ue, tutto si sarebbe fermato. Fonti Ue fanno sapere che non tutte sono state prodotte a Leida, ma si tratta comunque di fiale già pronte per essere iniettate e destinate a diversi Paesi extra-Ue (Gran Bretagna e Paesi inseriti nel piano Covax).
Stupisce che in un momento di emergenza come questo caratterizzato da una serrata “caccia al vaccino” l’Ema impieghi così tanto a fornire il permesso. Le motivazioni stanno tutte nei ritardi a fornire i dati da parte dell’azienda per molti una strategia per favorire il Regno Unito nelle forniture. In parole povere l’ennesimo “strappo” tra Unione e Gran Bretagna, anche, perché l’enorme quantità di dosi vaccinali disponibile servirebbe all’Europa a rilanciare una campagna vaccinale partita male ed a recuperare il tempo perso.
Durissime le reazioni giunte dall’Europa. “Servono spiegazioni necessarie e con urgenza! AstraZeneca sta immagazzinando decine di milioni di dosi pur non rispettando il contratto europeo: Questo è inaccettabile. L’urgenza è enorme. Dovremmo rifiutare categoricamente qualsiasi esportazione” ha scritto su Twitter, rilanciando un articolo della radio emittente francese Europe1 Manfred Weber, presidente del gruppo del Ppe all’Eurocamera. Per l’Europa, quindi, diviene prioritario bloccare l’export di sieri per fornire la necessaria accelerata alla campagna vaccinale.
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