25 Novembre 2025
Il 16 novembre Volodymyr Zelensky avrebbe partecipato a una telefonata con Steve Witkoff e Jared Kushner, nella quale i due consiglieri di Donald Trump gli avrebbero letto riga per riga il piano di pace americano in 28 punti. Un documento che, secondo fonti statunitensi, Kiev avrebbe inizialmente accettato come base negoziale. Ma nelle ore successive sarebbe arrivato un improvviso dietrofront ucraino, spiegando di aver “frainteso” il piano Usa.
Due giorni prima che Axios rendesse pubblico il dossier, Witkoff e Kushner avevano già letto integralmente il testo a Zelensky al telefono, secondo quanto riferisce lo stesso sito americano. La Casa Bianca aveva in precedenza affermato che Rustem Umerov, consigliere per la sicurezza nazionale ucraino, fosse stato informato del piano e avesse espresso un primo assenso, anche se Umerov aveva negato di aver dato l’ok.
Axios aveva anche riportato che Umerov era stato messo al corrente "nelle linee generali" del contenuto del piano, ma l’incontro previsto il 19 novembre in Turchia tra Witkoff e Zelensky era poi saltato perché il presidente ucraino non avrebbe dato peso alla proposta.
Le nuove rivelazioni indicano ora che Zelensky prese parte alla telefonata del 16 novembre, ma che ci fu un grande fraintendimento: per gli ucraini si trattava di uno scambio informale di idee, per gli americani di una proposta formale. Così, dopo la cancellazione dell’incontro del 19 novembre, gli Stati Uniti hanno inviato Dan Driscoll, ministro dell’Esercito, a consegnare di persona la bozza a Zelensky il giorno successivo. Il leader ucraino l’avrebbe accettata come base negoziale perché, scrive Axios, non aveva margini per rifiutarla.
Ma la storia parte da più lontano: il 22 ottobre, durante un volo di ritorno da Miami, Witkoff e Kushner iniziarono a parlare del dossier ucraino, proprio mentre Trump imponeva sanzioni petrolifere alla Russia, le prime del suo mandato.
Il 25 e 26 ottobre i due incontrarono a Miami Kirill Dmitriev, inviato di Vladimir Putin e amministratore del fondo sovrano russo. Dmitriev dichiarò ad Axios il 17 novembre che lui e gli americani avevano lavorato per mettere per iscritto quanto discusso tra Trump e Putin in Alaska.
Il 18 novembre, tuttavia, un funzionario americano — e non Dmitriev — parlò ad Axios dei 28 punti, che riguardano: pace in Ucraina, garanzie di sicurezza, equilibrio strategico europeo, futuri rapporti Usa-Russia e Usa-Ucraina.
Il Dipartimento di Stato aveva inizialmente rassicurato gli alleati europei affermando che non si trattava di un piano ufficiale dell’amministrazione Trump. Tuttavia, secondo Axios, Trump, il vicepresidente J.D. Vance e il segretario di Stato Marco Rubio ne erano perfettamente informati. Trump avrebbe anche chiesto che l’Ucraina firmasse il documento entro il Ringraziamento. Fu Vance a proporre di coinvolgere Dan Driscoll, suo ex compagno di studi a Yale, per portare la bozza direttamente a Kiev. Driscoll aveva già programmato una visita con una delegazione militare per discutere di strategia e tecnologie per la Difesa, ma il viaggio venne anticipato.
All’interno dell’amministrazione americana, però, alcuni — tra cui Rubio — ritenevano che tutto stesse procedendo troppo rapidamente e che la missione di Driscoll rischiasse di essere interpretata come veri e propri "colloqui di pace" con i funzionari ucraini. Nello stile di Trump, descritto in "Art of the Deal", la strategia del caos potrebbe portare a soluzioni impreviste, ma la situazione stava diventando eccessivamente confusa. Per questo il presidente inviò Rubio, Witkoff, Kushner e Driscoll a Ginevra.
Una volta arrivato, Rubio comunicò agli ucraini che non avrebbe accettato un incontro se prima non fosse stato chiarito pubblicamente che il piano non era solo di matrice russa e che Kiev aveva partecipato alla sua elaborazione. Gli americani, racconta Axios, erano irritati per quelle che giudicavano informazioni negative diffuse da Kiev alla stampa statunitense. Gli ucraini accettarono allora di rilasciare dichiarazioni più positive. A Ginevra il piano in 28 punti venne definito una bozza, non un documento finale, e gli americani si mostrarono disponibili a integrare parti della controproposta ucraina. Dietro le quinte, l’incontro fu intenso, anche se Rubio lo definì "il più produttivo finora".
Nel frattempo, Trump dalla Casa Bianca accusava gli ucraini via social di mancanza di gratitudine. Nei giorni successivi si sono diffuse voci su un possibile incontro tra Trump e Zelensky, forse questa settimana o la prossima. Ma la Casa Bianca ha fatto sapere che il presidente resterà in Florida per il Ringraziamento. Un funzionario ha precisato che al momento non ci sono piani per un vertice, poiché non è ancora emerso un risultato chiaro dai negoziati. Le due bozze restano distanti, nonostante le dichiarazioni ottimistiche pubblicate dal presidente americano su Truth il 24 novembre.
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