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Iran, Teheran rilancia sul nucleare e Trump sviluppa il potenziale americano: l'uranio domina la scena geopolitica recentissima

L'Iran riafferma la propria posizione con un linguaggio che non lascia spazio ad ambiguità, mentre gli Stati Uniti riducono sempre più la propria dipendenza dall'uranio russo

03 Novembre 2025

Iran, Teheran rilancia sul nucleare e Trump sviluppa il potenziale americano: l'uranio domina la scena geopolitica recentissima

Uranio Iran Fonte: X @IranSpec

Sabato, il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha lanciato un messaggio chiaro: l'uranio iraniano non è solo un programma scientifico, ma una carta geopolitica di deterrenza negoziale nelle mani di Teheran. Parlando ad "Al Jaazera", Araghchi ha avvertito che l'arricchimento dell'uranio iraniano, pur di natura pacifica, non può essere fermato: un eventuale nuovo attacco israeliano avrebbe «cattive conseguenze». Teheran non ha «alcun desiderio di tenere negoziati diretti con Washington», ma può raggiungere «un accordo attraverso negoziati indiretti». In merito all'attacco statunitense del 22 giugno contro i tre impianti nucleari iraniani di Natanz, Fordow e Isfahan, Araghchi ha detto: «Abbiamo subito gravi perdite nei nostri impianti nucleari, sia in termini di strutture che di attrezzature, ma la nostra tecnologia rimane intatta». le dichiarazioni di Araghchi sono arrivate ventiquattr'ore dopo l'intervento del Cairo. Il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty ha rivelato di aver lanciato un doppio appello - a Teheran e all'AIEA - per sbloccare lo stallo delle ispezioni dei siti nucleari iraniani danneggiati. Un messaggio diretto ad Araghchi e a Rafael Grossi, nel tentativo di riportare la cooperazione sul terreno diplomatico, prima che la tensione torni a salire.

Intanto, gli Stati Uniti segnano un cambio di passo epocale nella loro politica energetica e nucleare. Il 21 ottobre, il Dipartimento dell'Energia ha aperto le porte all'uso di 19,7 tonnellate di plutonio militare inutilizzato, risalente alla Guerra fredda, destinato a essere trasformato in combustibile per reattori civili di nuova generazione. Oltre a Curio e a Lightbridge, tra le aziende in prima fila ci sono la statunitense Oklo, sostenuta dal Ceo di OpenAI Sam Altman, e la francese Newcleo, realtà europea con una forte anima italiana e britannica. Fondata nel 2021 dallo scienziato Stefano Buono insieme a Luciano Cinotti e a Elisabeth Rizzotti, Newcleo impiega quasi 1000 persone, di cui 400 in Italia. Prevede investimenti per 133 milioni di euro nel triennio 2025-2027, che si aggiungono ai 90 milioni già stanziati dal 2021. L'iniziativa statunitense sul plutonio rientra nella strategia trumpiana di rilancio del nucleare interno. La domanda energetica è in crescita, trainata soprattutto dalla proliferazione dei datacenter dedicati all'intelligenza artificiale. Il 26 ottobre Cameco, raffineria di uranio canadese, ha stretto un'intesa strategica da 80 miliardi di dollari con il Dipartimento del Commercio e con Brookfield, per implementare una nuova serie di reattori nucleari negli Stati Uniti.

Queste scelte di Trump mirano a ridurre la dipendenza da forniture russe di uranio. Questo è un nodo geopolitico delicato. Il fabbisogno di combustibile nucleare USA dipende molto dalle importazioni. Il divieto americano all'importazione di uranio russo, firmato da Joe Biden il 13 maggio 2024 ed entrato in vigore tre mesi dopo, mette a rischio una parte importante delle forniture nucleari americane: la Russia controllava quasi il 44% della capacità mondiale di arricchimento dell'uranio e il 35% delle importazioni di arricchimento degli Stati Uniti. La legge firmata da Biden ha sbloccato anche 2,72 miliardi di dollari di finanziamenti federali per espandere l'industria dell'uranio USA. Trump prosegue e amplia questo percorso. Sono lontani i tempi della cooperazione di settore tra Washington e Mosca. Tra febbraio 1993 e dicembre 2013 i due Paesi attuarono una collaborazione senza precedenti con il programma Megatons to Megawatts: 500 tonnellate di uranio altamente arricchito, ricavato da 20000 testate nucleari russe, si trasformarono in uranio debolmente arricchito per alimentare le centrali nucleari USA. La cooperazione entrò in tensione nel febbraio 2023, quando Mosca annunciò la sospensione della sua partecipazione a NewSTART, trattato firmato nell'aprile 2010 per limitare il numero di testate nucleari di ciascuno dei due Paesi.

Di Roberto Valtolina

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