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Voci dal sottosuolo: la generazione ucraina nascosta dalla guerra

Giovani nascosti, reclutamenti forzati, Europa muta: il lato ignorato della guerra in Ucraina

28 Luglio 2025

Voci dal sottosuolo: la generazione ucraina nascosta dalla guerra

A Kyiv è mattina presto. Un uomo esce di casa con una giacca troppo leggera per il freddo. Non porta con sé il portafoglio, né il telefono. Solo una busta con documenti falsi e il battito del cuore che accelera a ogni incrocio. Non sta scappando dai russi. Sta scappando dal suo stesso esercito.

Come Dmytro, 31 anni, fotografo di Kharkiv, che da settimane è rintanato nel suo appartamento, uscendo solo all'alba, o non uscendo affatto. Ha contattato dei trafficanti online, pronti a farlo fuggire per 8.000 euro. “Non sono fatto per la guerra. Non posso uccidere, nemmeno un russo. Voglio costruire una famiglia, vedere il mondo. Non sono pronto a morire”, ha detto al The Guardian. Ma sa bene che quella cifra rappresenta i suoi risparmi. E forse anche la sua unica via di fuga.

Vite sospese. Giovinezze amputate dalla paura. Una generazione che si muove come un'ombra tra le strade di un Paese in guerra, trattenendo il respiro ogni volta che una mano si posa sulla spalla.

Negli ultimi mesi, in Ucraina, decine di uomini sono morti tentando di attraversare illegalmente il confine. Altri vivono nascosti, in silenzio, nella speranza che il loro nome non venga chiamato. Le donne, rimaste sole, aggrediscono verbalmente i reclutatori per strada. I bambini, intanto, imparano a riconoscere il rumore dei droni.

In un Paese dove la guerra è diventata normalità, resta una domanda che nessuno osa pronunciare a voce alta: quanto a lungo una società può resistere prima di spezzarsi? E soprattutto: cosa resterà della credibilità dell’Unione Europea, che finanzia, arma, promette, ma non protegge davvero?

Secondo dei recenti dati della Commissione Europea, l’UE ha stanziato più di 59,6 miliardi di euro in aiuti militari, a cui si sommano oltre 360 milioni per la formazione di soldati. Ma cosa resta, oggi, della società che avrebbe dovuto essere difesa? L’inflazione supera l’11%, i salari reali sono in caduta, l’energia scarseggia e le aziende denunciano carenze di personale qualificato. Quasi la metà degli imprenditori ucraini lamenta l’impossibilità di continuare a operare.

Naturalmente, anche le tasse aumentano per finanziare lo sforzo bellico, incluso un rincaro dell’imposta militare che oggi pesa per il 5% su stipendi già decimati. Secondo il New Union Post, il futuro economico ucraino resta appeso a un filo, mentre la prospettiva di adesione all’UE slitta verosimilmente oltre il 2040.

Kostiantyn non ha più una vita. Ha ventisei anni, vive in un seminterrato a Dnipro e ogni mattina si affaccia dietro le tende per controllare se qualcuno lo aspetta fuori. A volte sogna di scappare in Moldavia con un documento falso, ma poi si sveglia sudato, consapevole che anche la speranza è diventata clandestina. “Non sono stato fatto per la guerra”, dice. E probabilmente, quanti italiani della sua età potrebbero dire lo stesso se da un momento all’altro si ritrovassero nella sua stessa situazione?

Come Kostiantyn, migliaia di uomini ucraini sono diventati invisibili. Da quando, nella primavera del 2024, il presidente Zelenskyy ha firmato la legge che abbassa l’età di leva obbligatoria da 27 a 25 anni, le maglie della mobilitazione si sono strette. Chi rifiuta il reclutamento rischia la sospensione della patente, il congelamento dei conti bancari e la perdita di proprietà. Nessuna scappatoia, se non quella di scomparire.

Secondo i dati ufficiali, almeno trenta uomini sono morti tentando di attraversare illegalmente il confine, ma le ONG e i volontari sostengono che il numero reale sia molto più alto: i cadaveri non sempre riemergono, soprattutto se inghiottiti dai fiumi o dalle boscaglie di confine.

Nel frattempo, le università diventano luoghi di sgombero più che di pensiero. Secondo alcune denunce raccolte dalla stampa indipendente, i rettori ricevono pressioni informali affinché licenzino personale e segnalino studenti arruolabili. Anche i luoghi della cultura si piegano alla logica militare.

Come ha riportato il New York Times, la paura dello Stato ha preso il posto di quella del nemico. I cittadini non temono più solo i missili, ma i passi degli ufficiali lungo i marciapiedi. Le città sono diventate labirinti, le fermate dell’autobus vere e proprie trappole. L’Ucraina, nella sua lotta per la sopravvivenza, sembra aver sacrificato il consenso popolare: l’esercito è esausto, il popolo è sotto assedio.

E l’Unione Europea, che si erge a garante di diritti e libertà, cosa ha da dire quando un Paese candidato rastrella i suoi cittadini per strada?

Potrebbe essere scomodo raccontare anche questo volto della guerra, nel momento in cui la stampa nostrana normalizza sempre più i ragazzi-eroi, fieri di morire per la propria patria. Un’immagine poetica, certamente. Degna di certi sospiri risorgimentali di cui spesso si parla senza avere la contezza realistica del significato recondito.

Di questa guerra abbiamo parlato a lungo: dei costi, del gas, delle tematiche politiche, della corruzione ucraina, dei tentativi di Trump di porre fine a tutto, del coraggio del popolo ucraino. Ma troppo poco della paura, della difficoltà, della realtà quotidiana di un popolo che si è riscoperto in guerra, mentre le nostre generazioni – che hanno seppellito la memoria con i propri anziani – hanno completamente dimenticato che sapore abbia il terrore della morte in bocca, quando ci si ritrova con la propria quotidianità amputata.

Ma io non sono stato fatto per la guerra.” Mi ha colpito molto quest’ammissione, leggendo l’inchiesta di The Guardian. È stato semplice immedesimarsi. Oggi, nessun giovane occidentale può davvero dire di essere fatto per la guerra. Una confessione di questo tipo è la cosa più normale che oggi possa esserci, la più sincera, la più tragica.

 

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