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Zohran Mamdani: Il sindaco dei miracoli (a spese altrui)

C’è una frase di Margaret Thatcher che dovrebbe campeggiare in ogni ufficio pubblico: “The problem with socialism is that you eventually run out of other people’s money.” A New York, il nuovo sindaco sembra non averla mai letta.

06 Novembre 2025

Elezioni New York, Zohran Mamdani verso carica di nuovo sindaco: il musulmano che conquista la città della grande mela (e gli ebrei)

Zohran Mamdani, fonte: imagoeconomica

A New York, la città che non dorme mai, qualcuno sembra aver preso sul serio l’idea di sognare anche a occhi aperti. Il nuovo sindaco, Zohran, ha presentato un programma che a leggerlo tutto d’un fiato suona come una rivoluzione gentile: affitti bloccati, bus gratuiti, asili gratis, supermercati pubblici e persino una nuova agenzia per la “sicurezza comunitaria”.

Peccato che, a conti fatti, somigli più a un sogno lucido che a un piano di governo per la capitale economica d’America.

Il problema non è il fine, nessuno contesta che New York abbia una crisi abitativa endemica o che il costo della vita stia strangolando la classe media, ma la soluzione.
Congelare gli affitti per oltre due milioni di appartamenti stabilizzati può sembrare una misura compassionevole, ma significa azzerare gli incentivi alla manutenzione, deprimere il valore degli immobili e spingere i proprietari fuori dal mercato.

Il rischio? Ritrovarsi con un parco abitativo sempre più degradato. In pratica, il contrario della sicurezza economica promessa.

Poi ci sono i bus “fast e free”. L’intenzione è nobile: rendere il trasporto pubblico accessibile a tutti. Ma il Comune di New York non controlla la MTA, che è un ente statale con un bilancio perennemente in rosso. Tradotto: per rendere gratuiti i bus, servirebbe convincere Albany a rifinanziare il sistema o spostare miliardi dal bilancio cittadino.

E in entrambi i casi, la velocità promessa rischia di restare ferma al palo, traffico incluso.

Il capitolo “asili gratis” merita un applauso ideale e una calcolatrice reale. Portare gli stipendi delle educatrici al livello degli insegnanti pubblici è giusto, ma costa miliardi di dollari l’anno. Anche il sindaco più visionario deve prima spiegare da dove arrivano quei fondi, e per quanto tempo li potrà mantenere. Perché le promesse sociali, quando si finanziano in deficit, durano meno di una stagione politica.

Sul fronte alimentare, l’idea dei supermercati pubblici è il colpo di scena del programma: “City-owned grocery stores”. In teoria, dovrebbero calmierare i prezzi e restituire dignità alle famiglie schiacciate dal carovita. In pratica, rischiano di diventare un’altra macchina burocratica inefficiente, incapace di competere con la filiera privata. Se la storia economica insegna qualcosa, è che quando lo Stato fa il negoziante, il conto lo paga sempre qualcun altro.

E naturalmente arriva la parola magica: tasse. Aumentare l’imposta sulle imprese e introdurre un’aliquota extra per i redditi sopra il milione di dollari. Tutto bello, se non fosse che il sindaco di New York non ha i poteri per farlo: serve l’approvazione del Parlamento statale. E anche se la ottenesse, c’è un’altra piccola incognita: la fuga dei “ricchi” verso il New Jersey o la Florida. Quando il capitale scappa, non lascia solo il vuoto fiscale, lascia disoccupazione.

Zohran ha costruito un programma con l’anima di un manifesto socialista e la sostanza di un esercizio retorico. Rileva i problemi, ma li affronta con una logica populista: soluzioni simboliche, più adatte a scaldare l’elettorato che a reggere un bilancio.

Certo, la politica è anche visione, in tempi di crisi servono idee coraggiose. Ma tra un’idea coraggiosa e una promessa impossibile c’è la stessa distanza che separa Manhattan dal Bronx nelle ore di punta: apparentemente breve, ma trafficatissima.

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