17 Ottobre 2025
Hamas, Trump, Netanyahu, fonte: Wikipedia
La situazione di attuale "tregua" a Gaza continua a rimanere appesa a un filo. Il presidente americano Donald Trump, sul suo social Truth, ha infatti dato lui stesso un ultimatum a Hamas, dando manforte alle richieste del premier israeliano Benjamin Netanyahu: "Riconsegnate tutti i corpi dei 19 ostaggi rimasti". E poi, la minaccia: "Altrimenti vi uccideremo".
Hamas ha fatto sapere quello che era già noto ed ovvio: recuperare i cadaveri degli ostaggi non è così semplice e servirà del tempo. Intanto, l'Autorità Nazionale Palestinese riporta 24 civili uccisi da Israele dall'inizio della "tregua". La riapertura del valico di Rafah viene posticipata di giorno in giorno, ma il ministro degli Esteri di Tel Aviv Gideon Sa'ar promette che tornerà operativo domenica.
L’accordo sul cessate il fuoco rischia di rimanere carta morta se i corpi degli ostaggi non vengono restituiti: è questo ciò che vuole far capire Israele. Famiglie israeliane e ufficiali governativi chiedono il ritorno immediato di tutti i 19 cadaveri ancora a Gaza, mentre mediatori internazionali ammoniscono che il recupero richiederà tempo e mezzi specializzati.
Sul versante politico la pressione è cresciuta. Dall’America il presidente Trump ha lanciato un ultimatum pubblico: “Se Hamas continua a uccidere persone a Gaza… non avremo altra scelta che entrare e ucciderli”, parole che sgonfiano ogni possibilità di trattativa calma e legittimano una logica di forza. In Israele, il premier Benjamin Netanyahu ha ribadito davanti a una cerimonia commemorativa la determinazione a proseguire la “battaglia contro il terrorismo” con piena fermezza, richiamando un linguaggio di guerra che alimenta vendetta e rappresaglie.
Nel frattempo, nonostante la tregua formale, le vittime palestinesi continuano ad aumentare: sono 24 i morti, uccisi da attacchi diretti israeliani, dal 10 di ottobre. Numeri che raccontano come la pausa degli scontri non abbia garantito la protezione dei civili né l’accesso sicuro ai servizi di soccorso.
Un altro ingrediente che complica il quadro è la possibile riapertura del valico di Rafah: il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar ha annunciato che il transito “probabilmente” sarà riaperto domenica, ma restano forti condizionalità e controlli che ne limiteranno l’efficacia per soccorsi e recupero dei corpi.
Infine, la Turchia si dichiara pronta a impiegarsi in una task force multinazionale per Gaza, offrendo personale e mezzi — una mossa che può essere letta come sostegno ai bisogni umanitari ma anche come nuovo fattore geopolitico in un teatro già esplosivo.
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