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Gaza, l'Unrwa punta il dito contro Israele: "Continua a impedirci di consegnare aiuti umanitari, Ghf un fallimento sanguinario"

L’Unrwa accusa Israele di impedire l’ingresso degli aiuti a Gaza: "Abbiamo scorte per tre mesi, ma restano bloccate. La Ghf? Un fallimento totale"

17 Ottobre 2025

Gaza, dal 2008 Israele porta avanti “guerra delle calorie”: partiti da 2279 a testa, oggi meno di 1600, gazawi: “Spogliati della nostra dignità”

Gaza "guerra calorie" Fonte: Reuters

L'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, a una settimana dall'inizio della tregua, ha puntato il dito ancora contro Israele, accusandolo di impedire di consegnare aiuti umanitari. Inoltre, ha condannato un'altra volta la Gaza Humanitarian Foundation, la società israelo-americana che gestiva in maniera monopolistica la distribuzione degli aiuti: "Fallimento sanguinario e totale".

Gaza, l'Unrwa punta il dito contro Israele: "Continua a impedirci di consegnare aiuti umanitari, Ghf un fallimento sanguinario"

A quattro giorni dallo scambio di ostaggi e prigionieri tra Hamas e Israele, la Striscia di Gaza resta isolata e affamata. Il valico di Rafah, porta d’ingresso per gli aiuti umanitari dall’Egitto, rimane chiuso al transito delle merci, nonostante le autorità del Cairo dichiarino di essere pronte alla riapertura. Israele, invece, continua a rimandare, consentendo solo l’evacuazione dei feriti.

"Il problema principale è che Israele non ci autorizza a far entrare gli aiuti nella Striscia", ha denunciato Jonathan Flower, portavoce dell’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. "Dall’inizio di marzo non possiamo portare forniture. Nei nostri magazzini in Giordania e in Egitto abbiamo scorte sufficienti per sfamare due milioni di persone per tre mesi, ma restano bloccate". Si tratta, in termini logistici, di 6 mila camion di cibo, farina e kit igienici pronti a partire.

Nella Striscia, dove vivono 2,2 milioni di persone, la crisi è estrema: mancano cibo nutriente, medicine, ripari e carburante. "La gente non ha più nulla da bruciare per cucinare", ha spiegato Flower. L’Unrwa continua a operare con 12 mila dipendenti locali, fornendo acqua potabile, assistenza medica e servizi igienici, ma senza nuovi rifornimenti il sistema è al collasso.

A peggiorare la situazione, secondo il portavoce, è stato anche il fallimento della Gaza Humanitarian Foundation, l’iniziativa sostenuta da alcuni paesi occidentali e da Israele per coordinare gli aiuti al di fuori del controllo Onu. "L’Onu lo aveva previsto: la GHF non ha rispettato i principi di neutralità, indipendenza e imparzialità. Pochi punti di distribuzione, troppo distanti e pericolosi. Molti civili sono stati uccisi mentre cercavano aiuti", ha affermato Flower.

L’Unrwa, che gestisce scuole, ospedali e servizi sociali, resta dunque l’unico attore in grado di coordinare la risposta umanitaria su larga scala. "L’umanitarismo non è un concetto astratto: è andare dove c’è bisogno e assicurarsi che nessuno venga lasciato indietro", ha concluso Flower. Ma finché Israele non permetterà l’ingresso degli aiuti, la popolazione di Gaza continuerà a morire di fame e di stenti.

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