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Gaza, il leader della banda ribelle pro-Israele Abu Shababe: "Saremo negli organi di sicurezza a stabilire ordine pubblico nella Striscia"

Yasser Abu Shababe annuncia la disponibilità della sua organizzazione a garantire ordine pubblico a Gaza e a collaborare con le future forze di pace internazionali: un genocidio annunciato dato al suo collaborazionismo con Tel Aviv

17 Ottobre 2025

Yasser Abu-Shabab

Yasser Abu Shabab, fonte: X, @S2FUncensored

La tv israeliana ha intervistato Yasser Abu Shebabe, il leader dell'omonima banda di ribelli gazawi collaborazionista di Tel Aviv, pagata e armata per saccheggiare aiuti alimentari e uccidere palestinesi. Il capo ha parlato a nome di tutta la para-milizia: "Saremo negli organi di sicurezza nella rinnovata Striscia per stabilire l'ordine pubblico". Una strage preannunciata.

Gaza, il leader della banda ribelle pro-Israele Abu Shababe: "Saremo negli organi di sicurezza a stabilire ordine pubblico nella Striscia"

In un’intervista esclusiva al canale 14 ebraico, Yasser Abu Shababe ha annunciato il suo ruolo nella sicurezza futura della Striscia di Gaza, dichiarandosi pronto a collaborare con le forze internazionali e con Israele. Tuttavia, molti osservatori palestinesi e commentatori della regione hanno visto nelle sue parole un chiaro segnale di collaborazione con l’occupante, più che un impegno per la stabilità locale.

Ci consideriamo parte del giorno dopo la guerra contro Hamas, e saremo tra i primi organi di sicurezza a stabilire l’ordine pubblico nella Striscia di Gaza”, ha dichiarato Abu Shababe. Una frase che, se da un lato può sembrare rassicurante, dall’altro sottolinea una chiara scelta politica: affiancarsi a Israele e alle forze internazionali, invece di difendere l’autonomia palestinese.

Alla domanda se parteciperà alla futura task force internazionale, Abu Shababe ha risposto positivamente: “Accogliamo con favore le forze di mantenimento della pace a Gaza, e aspiriamo a far parte della sicurezza interna di qualsiasi governo futuro”. Per molti attivisti palestinesi, questa apertura verso Israele rappresenta una forma di normalizzazione e subordinazione, che rischia di dividere ulteriormente la società palestinese e di minare qualsiasi prospettiva di resistenza unitaria contro l’occupazione.

Riguardo ad Hamas, Abu Shababe ha minimizzato la minaccia residua: “Non abbiamo paura di loro, sono solo residui rimasti, e spaventano solo i codardi”. Queste parole, tuttavia, suonano come una condanna implicita alla resistenza palestinese e rafforzano l’idea di un tradimento: il vero nemico, agli occhi di molti, non è solo Hamas, ma chi accetta di collaborare con Israele a scapito della causa nazionale.

Analisti locali avvertono che la Striscia di Gaza, già fragile dopo anni di conflitto, rischia di diventare terreno di controllo esterno mascherato da sicurezza. L’iniziativa di Abu Shababe, lungi dal costruire stabilità, potrebbe infatti consolidare la presenza israeliana e indebolire ulteriormente le strutture autonome palestinesi, mentre l’opinione pubblica locale guarda con crescente sospetto chi sceglie di collaborare con l’occupante.

In un contesto post-conflitto incerto, la mossa di Abu Shababe sembra più una scelta strategica personale che un impegno verso il popolo palestinese, esponendolo a critiche di collaborazionismo e tradimento politico.

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