17 Ottobre 2025
L’uomo che per decenni ha predicato la linea dura contro “i nemici degli USA” oggi si ritrova dall’altra parte della barricata. John Bolton, 77enne ex consigliere per la sicurezza nazionale di Donald Trump dal 9 aprile 2018 al 10 settembre 2019, è stato incriminato da un tribunale distrettuale del Maryland. I diciotto capi d’accusa mossi contro l’ex ambasciatore Usa all’Onu ne colpiscono al cuore la leggenda di custode della sicurezza nazionale: conservazione illegale di materiali sensibili e loro trasmissione tramite canali non autorizzati. Dal suo allontanamento dalla Casa Bianca - dovuto al suo approccio molto più aggressivo rispetto al presidente “America first” su dossier come Iran, Afghanistan e Corea del Nord - Bolton era divenuto uno dei nemici più sgraditi del tycoon di New York. Il 22 agosto 2025 la sua casa di Bethesda, nel Maryland, è stata perquisita dall’Fbi nell’ambito di un’inchiesta federale sul trattamento di documenti classificati.
Le versioni di Bolton e Trump sulla fine del loro legame divergono: il primo sostiene di essersi dimesso, il secondo afferma di averlo licenziato. Kelly Hayes, nominata a febbraio per dirigere l’ufficio del distretto federale del Maryland, è sicuramente una persona rispettata. Eppure, i vertici del Dipartimento di Giustizia hanno spinto sull’ufficio del Maryland affinché il dossier Bolton procedesse rapidamente. Trump ha intensificato la pressione sulla Procuratrice Generale Pam Bondi, spingendola a perseguire coloro che ritiene suoi nemici politici. Ma se fosse vera l’ipotesi che Bolton custodiva documenti classificati, la domanda è inevitabile: lo avrebbe fatto per una scelta di prudenza o per mantenere influenza nel potere americano? Il suo memoriale The Room Where it Happened, pubblicato dopo la sua uscita dalla Casa Bianca, ha mostrato quanto Bolton fosse pronto a pubblicare dettagli anche su negoziati e strategie. Bolton utilizzò informazioni riservate? La sua caduta in disgrazia è quasi senza precedenti, considerando l’atteggiamento filo-israeliano di Trump e la rete ideologica e istituzionale di Bolton. Da sempre molto legata a Israele. È rarissimo che politici e lobbisti filo-israeliani statunitensi finiscano incriminati.
Bolton ha fatto parte dell’American Enterprise Institute, uno dei più influenti think tank di Washington con un’agenda pro-Israele esplicita. L’AEI ha ospitato e sostenuto Benjamin Netanyahu, insignito del prestigioso Irving Kristol Award dell’istituto. Bolton ha fatto parte del Project for a New American Century ed è stato membro del CdA del Jewish Institute for National Security Affairs, due poli strategici pro-Israele. Insieme all’ex premier spagnolo José Maria Aznar e all’allora vicepresidente italiana della Commissione Affari Esteri Fiamma Nirenstein, Bolton si è aggiudicato l’edizione 2011 dell’onorificenza “Amici di Israele”. Nel 2018 è stato premiato come “Difensore di Israele” dalla Zionist Organization of America, aggressiva lobby che sostiene il Piano di Trump per Gaza. Falco anti-iraniano, il Nostro è stato bersaglio di un complotto iraniano: nell’agosto 2022, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha accusato Shahram Poursafi, membro del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, di aver cercato di organizzarne la morte.
di Roberto Valtolina
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