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Strage Bondi Beach, youtuber James Li: "Da condannare, ma possibile false flag israeliana ideata da Mossad per incolpare Iran e Hezbollah" - VIDEO

Nel video di “51-49 with James Li” l’ipotesi del false flag sull’attacco di Hanukkah a Sydney: dubbi sulla narrazione ufficiale e sull’uso politico immediato della strage

15 Dicembre 2025

Lo youtuber 51-49 with James Li ha pubblicato un video all'indomani della strage di Hanukkah a Bondi Beach, a Sydney. L'influencer ha espresso la sua solidarietà nei confronti della comunità ebraica e delle vittime dell'attacco terroristico, ma ha avanzato anche delle teorie molto interessanti sugli avvenimenti, ipotizzando una possibile azione false flag israeliana, ideata dal Mossad, per incolpare i suoi nemici e arrogarsi il diritto di colpirli: Iran in primis, poi Hezbollah e infine l'Australia stessa, rea di aver riconosciuto la Palestina come Stato.

Strage Bondi Beach, youtuber James Li: "Da condannare, ma possibile false flag israeliana ideata da Mossad per cui incolpare Iran e Hezbollah"

Il tema del false flag è al centro del video pubblicato dallo youtuber 51-49 with James Li sull’attacco avvenuto durante un festival di Hanukkah a Bondi Beach, a Sydney. Pur condannando senza ambiguità la violenza, Li invita a non accettare in modo automatico le prime narrazioni politiche e mediatiche, sostenendo che "sarebbe una malattia giornalistica non investigare" anche scenari scomodi.

Nel video, Li chiarisce di non negare l’attacco né il dolore delle vittime: "Oggi abbiamo visto un attacco violento e terribile sulla comunità ebraica in Australia". Tuttavia, mette in guardia contro l’uso politico immediato dell’evento: "Forse la cosa più importante è che non dovremmo permettere che eventi terribili come questo vengano politicizzati per produrre altra violenza". È in questo passaggio che introduce l’ipotesi del false flag, precisando: "La gente mi chiama pazzo quando dico che eventi come questo potrebbero essere dei false flag".

Secondo Li, il campanello d’allarme non è l’attacco in sé, ma la rapidità con cui alcuni attori internazionali avrebbero indicato possibili responsabili geopolitici. Cita articoli e dichiarazioni secondo cui "Israele starebbe indagando se l’Iran o Hezbollah siano stati coinvolti" e aggiunge: "Se la prima risposta di Israele e degli Stati Uniti è dire 'lasciamo attaccare l’Iran', allora qualcosa merita di essere esaminato con attenzione". Da qui la sua tesi: non un’accusa, ma il dovere di verificare se la tragedia possa essere strumentalizzata come pretesto per un’escalation.

Li collega questa riflessione a precedenti tensioni diplomatiche, ricordando una lettera attribuita a Benjamin Netanyahu al governo australiano, in cui si parlava di antisemitismo legato alle posizioni di Canberra sul riconoscimento dello Stato palestinese. "È davvero questo che causa la violenza?" si chiede, aggiungendo: "Se un governo riconosce lo Stato che stai combattendo, non dovrebbe ridurre, non aumentare, la violenza?".

Un altro elemento citato riguarda un presunto picco anomalo di ricerche online sul nome di uno degli attentatori, Naveed Akram, giorni prima dell’attacco. Li spiega di aver usato anche strumenti di intelligenza artificiale per valutare i dati: "La spiegazione statisticamente più sicura è la coincidenza", ma ammette che "la teoria di una conoscenza preventiva è abbastanza plausibile da non poter essere esclusa del tutto".

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