Jimmy Lai, magnate dei media di Hong Kong, è stato riconosciuto colpevole di collusione e sedizione nel processo per violazione della sicurezza nazionale. La sentenza è stata emessa dal tribunale di West Kowloon ed è firmata dai giudici Alex Lee, Esther Toh e Susana D'Almada Remedios. Lai, che ha compiuto 78 anni la scorsa settimana, è stato giudicato responsabile di due capi d’accusa per cospirazione con forze straniere in base alla legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino nel giugno 2020, oltre a un terzo capo per sedizione ai sensi di una normativa risalente all’epoca coloniale britannica.
Hong Kong, patron di Apple Daily Jimmy Lai dichiarato colpevole di collusione e sedizione: "Fomentava malcontento contro governo"; rischia ergastolo
Il verdetto arriva a cinque anni dall’avvio del procedimento contro l’imprenditore, accusato di aver utilizzato il suo tabloid Apple Daily, oggi chiuso, per fare pressione sui governi stranieri affinché imponessero sanzioni, blocchi o altre misure ostili contro Cina e Hong Kong in risposta alla stretta di Pechino su autonomia e libertà dell’ex colonia. Arrestato nell’agosto 2020 e detenuto in isolamento da oltre 1.800 giorni, Lai è stato ritenuto la mente dietro la pubblicazione di “materiale sedizioso” volto a “fomentare il malcontento” contro il governo.
“Non c'è dubbio che Lai abbia nutrito risentimento e odio nei confronti della Repubblica popolare cinese per gran parte della sua età adulta, e questo è evidente nei suoi articoli - ha dichiarato in aula la giudice Esther Toh -. È anche chiaro per noi che il primo imputato, fin dall'inizio, molto prima della legge sulla Sicurezza nazionale, ha riflettuto su quale leva gli Stati Uniti avrebbero potuto usare contro la Cina”.
Durante la lettura della sentenza, Lai — con un cardigan verde chiaro e una giacca grigia — è rimasto impassibile, ascoltando a braccia conserte e senza proferire parola. Ora rischia la pena massima dell’ergastolo; la condanna sarà stabilita in una fase successiva, anche se resta la possibilità di presentare ricorso contro tutte le accuse.









