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Israele, annullata mozione sfiducia contro procuratrice generale Baharav-Miara, Corte Suprema: "Governo voleva zittirla per indagini su Netanyahu"

La Corte Suprema annulla la mozione del governo contro la procuratrice generale Baharav-Miara: procedura illegittima, resta in carica e si riaccende lo scontro tra esecutivo e magistratura

15 Dicembre 2025

Baharav-Miara

Baharav-Miara, fonte: Instagram @ilfattoquotidiano

La procuratrice generale israeliana Gali Baharav-Miara rimane al suo posto. La Corte Suprema di Tel Aviv si è pronunciata infatti contro la mozione di sfiducia del governo contro la donna: è una "procedura illegittima" volta a "zittirla per le sue indagini sul premier Benjamin Netanyahu".

Israele, annullata mozione sfiducia contro procuratrice generale Baharav-Miara, Corte Suprema: "Governo voleva zittirla per indagini su Netanyahu"

La Corte Suprema israeliana ha annullato la mozione di sfiducia approvata a marzo dal governo contro la procuratrice generale Gali Baharav-Miara, stabilendo che il tentativo di rimozione dall’incarico è nullo e privo di effetti giuridici. La decisione è stata presa all’unanimità da sette giudici, secondo i quali l’esecutivo non ha rispettato la procedura prevista dalla legge, omettendo passaggi obbligatori e commettendo gravi errori di metodo.

Secondo la Corte, l’iter seguito dal governo non garantiva né le tutele istituzionali previste per una figura di tale rilevanza, né i principi di correttezza amministrativa. Di conseguenza, Baharav-Miara resta pienamente in carica e continua a esercitare le sue funzioni. In Israele, il procuratore generale è la massima autorità giuridica dello Stato: fornisce pareri vincolanti al governo, supervisiona l’azione della pubblica accusa e svolge un ruolo chiave nel controllo di legalità dell’operato dell’esecutivo.

Il caso ha assunto fin da subito una forte valenza politica. Non era mai accaduto, nella storia del Paese, che un governo tentasse formalmente di rimuovere il procuratore generale attraverso una mozione di sfiducia. Baharav-Miara, nominata dal precedente esecutivo, è entrata più volte in rotta di collisione con il governo guidato da Benjamin Netanyahu, opponendosi a iniziative giudicate incompatibili con l’ordinamento o con le decisioni della Corte Suprema.

Il verdetto si inserisce in un clima di tensione prolungata tra il governo e il sistema giudiziario israeliano, aggravato dalle controverse riforme della giustizia promosse dall’esecutivo negli ultimi anni e dalle vicende personali dello stesso Netanyahu, imputato in diversi procedimenti penali. Le opposizioni hanno salutato la decisione come una vittoria dello Stato di diritto e un argine a quella che definiscono una progressiva erosione dell’equilibrio tra i poteri.

Non è la prima volta che la Corte Suprema interviene per bloccare decisioni del governo considerate illegittime. In precedenza aveva giudicato irregolare anche la rimozione di Ronen Bar, ex direttore dello Shin Bet, i servizi di sicurezza interna. In quel caso, nonostante la pronuncia dei giudici, Bar era stato comunque sostituito da David Zini, alimentando ulteriori polemiche sul rispetto delle sentenze.

La decisione su Baharav-Miara rafforza il ruolo della Corte come garante istituzionale, ma rischia di riaccendere lo scontro politico in un Paese già profondamente diviso sul rapporto tra governo, magistratura e democrazia.

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