14 Ottobre 2025
Fonte: imagoeconomica
La votazione sul regolamento europeo Csar, noto come Chat Control, è stata nuovamente rinviata a dicembre. L’iniziativa prevede l’uso di strumenti tecnologici per monitorare i messaggi privati degli utenti allo scopo di individuare contenuti legati alla pedopornografia. Tuttavia, la misura, che divide l’Unione Europea, solleva numerose preoccupazioni relative alla protezione della privacy, alla sicurezza dei dati personali e ai possibili effetti sulla libertà digitale dei cittadini.
Dopo il rinvio della votazione a dicembre, restano ancora molte perplessità sul funzionamento e sull’impatto del Chat Control, il regolamento europeo noto come Csar. Il regolamento impone ai fornitori di servizi di messaggistica e alle piattaforme online di rilevare automaticamente immagini, video e testi potenzialmente illegali, anche all’interno di chat cifrate. L’obiettivo dichiarato è prevenire la diffusione di materiale pedopornografico e il contatto mirato con minori (grooming).
Il sistema si baserebbe su algoritmi e intelligenza artificiale che analizzano i contenuti inviati dagli utenti. In caso di sospetto di abuso, le informazioni verrebbero segnalate a un centro europeo, che inoltrerebbe le segnalazioni alle autorità competenti. Gli esperti evidenziano come la tecnologia non sia infallibile: anche un basso margine di errore potrebbe generare milioni di falsi positivi, rischiando di sovraccaricare le autorità senza garantire risultati efficaci nella prevenzione dei reati.
Critici e organizzazioni per i diritti digitali sottolineano che la proposta potrebbe trasformarsi in una forma di sorveglianza di massa. La possibilità di analizzare tutti i messaggi, anche in chat cifrate, solleva interrogativi sulla sicurezza dei dati e sulla riservatezza delle comunicazioni. I sistemi di filtraggio previsti richiederebbero infrastrutture complesse e costose e, se affidati a fornitori esterni, potrebbero esporre i dati dei cittadini a rischi aggiuntivi.
L’assenza di garanzie giuridiche e la potenziale estensione del controllo ad altri tipi di comunicazioni digitali, oltre alla pedopornografia, aumentano le preoccupazioni. Esperti sottolineano che, una volta introdotto, il meccanismo potrebbe diventare uno strumento permanente di sorveglianza.
La votazione, prevista inizialmente per il 14 ottobre, è stata rinviata a Dicembre perché gli Stati membri non hanno raggiunto un accordo. Dodici paesi sostengono apertamente la proposta, otto sono contrari e sette restano indecisi, tra cui l’Italia. La presidenza del Consiglio europeo, attualmente in mano alla Danimarca, avrà il compito di mediare tra le posizioni e proporre un compromesso entro la fine dell’anno.
Il rinvio chiude temporaneamente il dibattito, ma non risolve i nodi principali relativi alla sorveglianza, alla privacy e alla sicurezza dei dati dei cittadini europei. La decisione finale potrebbe avere impatti significativi sul futuro della comunicazione digitale in Europa.
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