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Caso Kirk, la lettera del rabbino David Yosef datata prima della morte: errore, depistaggio o prova di un omicidio premeditato?

È una delle vicende più inquietanti e mediaticamente esplosive del decennio: l'assassinio dell’attivista conservatore americano Charlie Kirk, avvenuto il 10 settembre nel campus dell’Utah Valley University, continua a sollevare dubbi, interrogativi e nuove sconcertanti evidenze

24 Settembre 2025

Lettera David Yosef a famiglia Kirk

Lettera David Yosef a famiglia Kirk, fonte: X, @IHF_Heritage

È una delle vicende più inquietanti e mediaticamente esplosive del decennio: l'assassinio dell’attivista conservatore americano Charlie Kirk, avvenuto il 10 settembre nel campus dell’Utah Valley University, continua a sollevare dubbi, interrogativi e nuove sconcertanti evidenze. Ma è una lettera, apparentemente secondaria, a catalizzare ora l’attenzione internazionale: una missiva di condoglianze firmata dal rabbino capo sefardita di Israele, David Yosef — datata 2 settembre 2025, otto giorni prima dell’omicidio.

Una coincidenza temporale talmente paradossale da sollevare lo spettro di un depistaggio o, peggio, della premeditazione. La lettera, inviata alla famiglia Kirk e diffusa inizialmente da alcune testate israeliane, riportava due date: quella gregoriana, “2 settembre”, e quella ebraica, “9 Elul 5785”. A seguito delle polemiche scoppiate online, il documento è stato rapidamente sostituito da una seconda versione — con data modificata in “12 settembre” in caratteri latini e “19 Elul” in ebraico. Tuttavia, la data ebraica del 19 Elul corrisponde al 21 settembre 2025, e non al 12. Una discrepanza temporale che ha gettato ulteriore benzina su un fuoco già acceso.

La prima versione della lettera è ancora reperibile in cache, nonostante la rimozione da vari siti — compreso l’account ufficiale X del Governo israeliano. Sui social circolano ormai decine di screenshot e analisi cronologiche, confermate da osservatori indipendenti. Questo lapsus temporale è un errore grossolano o il sintomo di qualcosa di più grande?

Secondo alcune fonti investigative, il contenuto della lettera non cambia tra le due versioni, ma la questione della datazione resta centrale. In ambito ebraico è prassi inserire sia la data del calendario gregoriano che quella del calendario ebraico — una doppia tracciabilità che, in questo caso, ha complicato piuttosto che chiarire. Un errore umano, quindi? Possibile. Ma allora perché correggere solo una delle due date, lasciando l’altra completamente sfasata?

Intanto, gli sviluppi sull’attentato confermano che non si è trattato di un gesto impulsivo. Le prime ricostruzioni parlavano di un colpo letale sparato da un presunto “lupo solitario, il 22enne Tyler Robinson. Ma il video dell’evento — oggi sotto sequestro — mostrerebbe un altro dettaglio: un colpo ravvicinato alla giugulare di Kirk, apparentemente prima dell’intervento di un cecchino a distanza. Chi ha sparato il primo colpo? E da dove?

Alcuni esperti balistici americani, tra cui il generale in pensione Frank Scollo, hanno dichiarato che la precisione del colpo e l’angolazione suggeriscono un’esecuzione professionale: «Un tiro così, da 200 metri, con vento laterale, in posizione sfavorevole, richiede addestramento militare avanzato». A complicare il quadro, c’è la testimonianza secondo cui le guardie del corpo di Kirk avrebbero fatto segnali di tipo militare pochi secondi prima del colpo: indicazioni per fare fuoco o per prepararsi a un attacco imminente?

Robinson, al momento in stato di fermo, avrebbe negato qualsiasi responsabilità, dichiarando: “Non so perché mi hanno arrestato.” Nella sua cerchia, nessuno conferma una competenza specifica nell’uso delle armi, salvo la passione per la caccia e qualche apparizione a eventi militari.

Ad alimentare ulteriormente le teorie del complotto, il fatto che il primo media a dare la notizia della morte di Kirk sia stato il Jerusalem Post, non una testata americana. E che il primo leader a esprimere ufficialmente cordoglio sia stato Benjamin Netanyahu.

Kirk, leader del movimento Turning Point USA, aveva recentemente intensificato le sue critiche ai servizi segreti statunitensi e israeliani, chiedendo pubblicamente la pubblicazione integrale degli Epstein Files. In più occasioni, aveva definito Jeffrey Epsteinuna pedina dei servizi” e, in una diretta social risalente a 24 ore prima dell’assassinio, aveva accusato apertamente Israele di “ricattare la Casa Bianca”.

Le sue posizioni radicali — non solo sui temi religiosi, ma anche su transgenderismo, controllo dei media, deep state e lobbies — lo avevano reso un bersaglio sensibile. E non è un mistero che stesse preparando il suo ingresso ufficiale in politica per le elezioni del 2028 come candidato MAGA alternativo a Trump.

C’è infine un ultimo elemento che confonde le acque: il libro autopubblicato su Amazon dal titolo “The Shooting of Charlie Kirk”, apparso online il 9 settembre, il giorno prima dell’attentato, e rapidamente rimosso. Si tratterebbe — secondo analisti digitali — di un contenuto generato da un'intelligenza artificiale, lungo 69 pagine, al costo di 6,99 dollari. Un sinistro “preavviso” o un’operazione di psy-ops?

Il 10 settembre 2025, giorno dell’assassinio, è stato segnato anche da altri eventi globali:

1. Il Presidente della Repubblica Italiana ha parlato apertamente di “guerra mondiale alle porte”.
2. La Russia ha colpito il territorio polacco con droni, provocando una risposta militare immediata (cosa poi rivelatasi erronea).
3. Ursula Von der Leyen ha denunciato “ambizioni imperiali” e ribadito che “l’Ucraina è l’ultima barriera tra Europa e caos”.
4. Donald Trump ha ribattezzato il “Department of Defense” in “Department of War”.

In uno scenario già incandescente, la morte di Charlie Kirk appare oggi meno come un gesto isolato e più come un tassello in una guerra per la verità, il potere e l’informazione. Una guerra ibrida, fatta di cecchini e documenti datati nel futuro. Una guerra in cui, come temeva Orwell, chi controlla il passato, controlla il futuro— e chi controlla la verità, vince.
Mentre la stampa internazionale comincia solo ora a interrogarsi seriamente sulla portata dell’evento, il sospetto resta. E in un’epoca in cui i dati si manipolano e le versioni cambiano in tempo reale, la domanda centrale resta sospesa nel silenzio: Chi ha davvero ucciso Charlie Kirk? E, soprattutto: perché qualcuno sapeva che sarebbe morto prima che accadesse?

Di Riccardo Renzi

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