16 Settembre 2025
Kirk-Netanyahu Fonte: Ig @Insideover
Emergono dettagli sull’attentato a Charlie Kirk, fondatore di Turning Point USA, ucciso il 10 settembre in un campus dello Utah. Un amico vicino al leader conservatore rivela che Kirk “aveva paura di Netanyahu” dopo il cambio di rotta sull’influenza israeliana su Trump. Il giovane attivista, inoltre, sarebbe stato coinvolto in uno scontro diretto con Donald Trump sull’Iran. Infatti sarebbe stato l’unico a “chiedere a Trump di non bombardare i siti nucleari iraniani su richiesta di Israele”. Tutto ciò, alimenterebbe l'ipotesi di depistaggio e di un attentato organizzato dal Mossad.
Mentre le autorità statunitensi hanno confermato, in queste ore, l’arresto di Tyler Robinson, 22 anni, sospettato dell’assassinio di Charlie Kirk, il 31enne fondatore di Turning Point USA (TPUSA) ucciso il 10 settembre in un campus universitario nello Utah, emergono nuovi dettagli sul rapporto tra Kirk e Netanyahu.
Secondo fonti vicine a Kirk, il conflitto sarebbe nato dal rifiuto del giovane attivista di accettare un’ingente iniezione di fondi da parte di Tel Aviv, mossa interpretata come un tentativo di controllo politico.
Da quel momento, il clima attorno a Kirk si sarebbe fatto sempre più teso, al punto da lasciare il fondatore di TPUSA “arrabbiato e spaventato”.
Netanyahu, intanto, è stato tra i primi a esprimere pubblicamente cordoglio per la morte del conservatore.
Un insider di Trump e amico di lunga data di Charlie Kirk ha raccontato come "il cambio di posizione del leader conservatore sull’influenza israeliana abbia provocato una rappresaglia privata da parte degli alleati di Netanyahu, lasciandolo arrabbiato e spaventato”. La stessa fonte ha inoltre rivelato che “l’ansia si è diffusa nell’amministrazione Trump dopo la scoperta di un’apparente operazione di spionaggio israeliana”.
Kirk aveva costruito la propria carriera grazie al sostegno di donatori sionisti, come il David Horowitz Freedom Center, diventando un punto di riferimento per la destra americana vicina a Israele. Ma con l’offensiva israeliana su Gaza e la crescente opposizione di base tra i giovani repubblicani, la sua linea cominciò a mutare.
“Nelle settimane precedenti al suo assassinio, Kirk era arrivato a detestare il leader israeliano, considerandolo un ‘bullo'”, ha raccontato l'amico. L’attivista si diceva inoltre “disgustato” dall’ingerenza di Netanyahu nell’amministrazione Trump, anche attraverso la miliardaria Miriam Adelson.
Un episodio particolarmente significativo risalirebbe allo scorso giugno: Kirk avrebbe messo in guardia Trump dal bombardare l’Iran su pressione israeliana. “Charlie fu l’unica persona a farlo”, spiega la fonte, precisando che il presidente “gli urlò contro” e chiuse la conversazione. Per Kirk fu la conferma di un’influenza esterna capace di condizionare la Casa Bianca verso scelte di guerra.
A luglio le pressioni si intensificarono. “Aveva paura di loro”, ha sottolineato l’insider, riferendosi agli alleati del premier israeliano. Non a caso, al Student Action Summit di TPUSA, la linea di Kirk si rifletté nel programma: accanto a figure come Tucker Carlson, Megyn Kelly e il comico Dave Smith, furono ospitate voci critiche verso Israele, il suo ruolo in Medio Oriente e il peso dei miliardari sionisti nella politica americana.
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