21 Dicembre 2025
Trump, Putin, Zelensky, fonte: Wikipedia
Sono terminati i negoziati a Miami, in Florida, con al centro la guerra in Ucraina. Le delegazioni russe e ucraine hanno incontrato l'inviato speciale Usa Steve Witkoff e Jared Kushner in slot separati. I pareri sembrerebbero positivi. Kirill Dmitriev, capo del gruppo russo, li ha definiti "soddisfacenti". Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, non presente, ha aperto anche a un "trilaterale a breve".
Miami si è trasformata nel principale laboratorio diplomatico per il futuro della guerra in Ucraina. Lontano dai riflettori delle capitali europee e dai palazzi dell’Onu, è nella città della Florida che gli Stati Uniti stanno testando la possibilità di aprire un nuovo canale negoziale tra Kiev e Mosca, con l’obiettivo di valutare se esistano le condizioni minime per un processo politico più ampio.
I colloqui in corso vedono impegnato il team americano guidato da Steve Witkoff e Jared Kushner, che ha già incontrato la delegazione ucraina capeggiata dal ministro della Difesa Rustem Umerov. Nelle stesse ore è arrivato anche l’inviato del Cremlino, Kirill Dmitriev, segnale di un interesse russo a mantenere aperto il dialogo, almeno sul piano esplorativo. Washington ha scelto una formula prudente: incontri separati, nessun tavolo congiunto ufficiale e un’agenda tecnica prima ancora che politica.
Il cuore dei negoziati di Miami ruota attorno a due dossier chiave. Il primo riguarda i territori occupati dalla Russia e le possibili linee di compromesso, un tema che resta altamente sensibile per Kiev. Il secondo riguarda le garanzie di sicurezza a lungo termine per l’Ucraina, considerate imprescindibili dal presidente Volodymyr Zelensky per qualsiasi ipotesi di cessate il fuoco o accordo.
Proprio Zelensky ha chiarito che l’eventuale apertura a un vertice più ampio – che potrebbe includere anche l’Unione Europea – dipenderà esclusivamente dall’esito di questi colloqui preliminari. Miami, dunque, non è ancora il luogo della pace, ma un banco di prova per misurare la distanza reale tra le parti.
A complicare il quadro sono le valutazioni dell’intelligence statunitense, secondo cui Vladimir Putin non avrebbe rinunciato ai suoi obiettivi strategici sull’Ucraina e manterrebbe ambizioni che vanno oltre il conflitto attuale. Un elemento che rende il lavoro dei mediatori estremamente delicato e spiega l’approccio graduale scelto dagli Stati Uniti.
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