Domenica, 21 Dicembre 2025

Seguici su

"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Gaza Riviera, Kushner e Witkoff presentano 'Project Sunrise' per "ricostruzione da 112 mld con resort di lusso e senza hamas dopo la deportazione dei 2mln di palestinesi fuori dalla striscia" - VIDEO

Gli ebrei ed immobiliaristi Jared Kushner e Steve Witkoff hanno presentato il progetto “Project Sunrise” a ricchi emirati, Turchia ed Egitto. I membri dell'amministrazione Usa hanno proposto una ricostruzione hi-tech dell’enclave mentre sul terreno restano le macerie del conflitto, le accuse di genocidio, gli sfollati.

21 Dicembre 2025

Secondo un’inchiesta giornalistica, l’amministrazione statunitense avrebbe messo sul tavolo un piano denominato "Project Sunrise", un progetto di ricostruzione da 112,1 miliardi di dollari in dieci anni che punta a trasformare Gaza in una metropoli futuristica affacciata sul Mediterraneo, descritta apertamente come la "Riviera del Medio Oriente". Il piano redatto in appena 45 giorni - che rappresenterebbe la fase finale dell'accaparramento totale della Palestina - porta la firma di Jared Kushner, genero di Donald Trump e finanziere con solidi legami nel Golfo, e di Steve Witkoff, inviato speciale per il Medio Oriente. Una presentazione PowerPoint di 32 slide, classificata "sensibile ma non riservata", è già stata mostrata a potenziali Paesi donatori, tra cui monarchie del Golfo, Turchia ed Egitto, oltre a ricchi influenti degli Emirati Arabi Uniti

Gaza, ebrei Kushner e Witkoff propongono "Project Sunrise" a Eau, Turchia e Egitto: ultima fase per accaparrarsi la Palestina - VIDEO

Grattacieli, resort di lusso, treni ad alta velocità, reti energetiche intelligenti basate sull’intelligenza artificiale: questa è la visione illustrata da Kushner e Witkoff che "promette di portare la popolazione dalla povertà alla prosperità". Ma nel progetto colpisce l’assenza quasi totale di riferimenti concreti ai due milioni di palestinesi che oggi vivono tra tende, rifugi di fortuna e quartieri rasi al suolo. Ci si domanda, inoltre, con quali possibilità economiche le vittime del genocidio potranno comprare, o anche solo affittare, questi beni di lusso. È probabile, dunque, che i palestinesi sopravvissuti e rimasti nella loro terra dovranno emigrare altrove alla ricerca di condizioni finanziarie più permissive. In aggiunta al quadro appena descritto, il documento non chiarisce dove dovrebbero essere trasferiti gli abitanti durante i lunghi anni di lavori, né chi eserciterebbe un controllo politico reale sull’enclave. Al contrario, appare esplicita la condizione preliminare: "la completa distruzione e il disarmo di Hamas, comprese armi e tunnel", indicata in rosso già nella seconda pagina.

Accuse di genocidio e logiche di espropriazione

Per molti osservatori, “Project Sunrise” rischia di configurarsi come una normalizzazione economica di ciò che viene denunciato da ONG e organismi internazionali come genocidio, soprusi sistematici e accaparramento delle terre palestinesi. Dopo migliaia di raid israeliani, circa 10.000 corpi sarebbero ancora sepolti sotto 68 milioni di tonnellate di macerie, mentre vaste aree risultano contaminate e disseminate di ordigni inesplosi.

Stephen Cook, analista del Council on Foreign Relations, ha commentato duramente: "Possono preparare tutte le presentazioni che vogliono. Hamas non si disarmerà e quindi non succederà nulla". Una posizione condivisa anche da altri funzionari Usa, che dubitano della possibilità di attirare investimenti in un territorio ancora segnato dalla guerra.

Gli Stati Uniti e il ruolo dei donatori

Washington prevede di coprire circa il 20% dei costi, con quasi 60 miliardi di dollari tra sovvenzioni e garanzie sul debito, assumendo un ruolo definito "strutturale" nel progetto. Il resto dovrebbe arrivare da Paesi alleati alle potenze genocide (Usa ed Israele) ed istituzioni finanziarie internazionali. Secondo il segretario di Stato Marco Rubio, "non si convincerà nessuno a investire se c’è il rischio di un’altra guerra tra due o tre anni". Nonostante ciò, i promotori insistono. 

Se le condizioni di sicurezza lo permetteranno, l’amministrazione Usa ipotizza l’avvio del piano entro due mesi. Ma mentre slide e cifre scorrono nelle sale diplomatiche, a Gaza restano fame, sfollamento, morte, e una popolazione che continua a pagare il prezzo più alto.

Seguici su

Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.

Commenti Scrivi e lascia un commento

Condividi le tue opinioni su Il Giornale d'Italia

Caratteri rimanenti: 400

Articoli Recenti