21 Agosto 2025
Gaza
Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa'ar ha depositato un investimento da 40 milioni di euro per un progetto di propaganda: nei prossimi mesi, fino a fine 2025, lo Stato ebraico ospiterà 400 delegazioni straniere per "mostrare loro la narrativa israeliana su politiche globali". Leggasi, per imporre la propria narrativa su Gaza.
Di fronte alle crescenti condanne internazionali per la guerra e la devastante crisi umanitaria a Gaza, il ministero degli Esteri israeliano Gideon Sa'ar ha annunciato un piano “senza precedenti”: ospitare circa 400 delegazioni straniere entro la fine del 2025, con oltre 5.000 partecipanti provenienti da politica, media, università e religione. L’obiettivo dichiarato è “sostenere la narrativa israeliana nei media internazionali e tra le opinioni pubbliche globali”.
Secondo il Times of Israel, il progetto – del valore di circa 135 milioni di shekel (40 milioni di euro) – rientra in un più ampio budget da 543 milioni di shekel dedicato alla cosiddetta “diplomazia pubblica”, annunciato dal ministro degli Esteri Gideon Sa’ar. Tra le missioni già pianificate figurano una delegazione di 250 legislatori statunitensi, un gruppo di 1.000 pastori e leader religiosi americani, oltre a 160 rappresentanti dei 16 Stati federali tedeschi.
I programmi saranno calibrati per ogni categoria di ospiti, con visite alle comunità israeliane colpite dall’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, incontri con sopravvissuti e proiezioni di filmati selezionati. Una strategia di comunicazione studiata per bypassare i canali diplomatici ufficiali e parlare direttamente alle opinioni pubbliche straniere, puntando a invertire la percezione negativa che cresce in tutto il mondo.
Ma la campagna mediatica cozza con la realtà dei fatti sul terreno. Il genocidio israeliano su Gaza ha causato oltre 62.000 morti, la maggior parte donne e bambini, e ha ridotto la Striscia a un’enclave assediata in cui la fame è diventata un’arma di guerra. Più di cento organizzazioni umanitarie – tra cui Oxfam, Medici Senza Frontiere, Amnesty International e il Consiglio Norvegese per i Rifugiati – hanno denunciato il blocco israeliano degli aiuti, definendolo una “strumentalizzazione crudele” che impedisce la sopravvivenza dei civili.
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