Mercoledì, 22 Ottobre 2025

Seguici su

"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

La rete di alleanze che Putin mette in vetrina nella Giornata della Vittoria è un fatto che nessuno può ignorare, non Roma né l’Europa

Non è che l’Europa e l’Occidente hanno paura di ammettere il ruolo fondamentale dell’allora Unione Sovietica nella lotta vittoriosa al nazifascismo?

07 Maggio 2025

"Putin e XI Jinping dittatori". La squallida propaganda liberal-atlantista

Putin e Xi Jinping, fonte: Wikipedia

Per leggere la Giornata della Vittoria che Putin celebrerà per l’ottantesimo anniversario della sconfitta della Germania nazista occorrerebbe che l’Italia, l’Europa e quel mondo occidentale tornassero a capire che la Politica è fatta per lo più di lucidità di analisi e non solo di dichiarazioni fintamente moraleggianti, anche perché ognuno costruisce la propria propaganda. La fa Putin così come la fa il blocco che sostiene l’Ucraina.

Eppure non basta fermarsi lì. Oltre la propaganda infatti c’è l’analisi politica, quella che consentì a Papa Francesco di parlare (con un gioco retorico attribuendola a un suo amico ex ambasciatore) dell’abbaiare della Nato alle porte della Russia e di dialogare col patriarca Kirill senza per questo abbandonare le ragioni e la sofferenza del popolo ucraino. In Europa nessuno ha avuto la capacità di mediazione che ha avuto Bergoglio. Anzi, l’Europa ha preferito un’altra strada, quella dell’ingaggio di una prova muscolare che - a conti fatti - appare più una esibizione dopata che, al momento, una reale contrapposizione di schieramenti armati. In mezzo c’è il tentativo degli Stati Uniti di arrivare a una mediazione ad oggi assai complicata.

Diciamoci la verità: per quanto tempo possiamo pensare di tenere in piedi questa situazione? Il tempo passa e gli scenari si complicano anziché delinearsi. La tessitura diplomatica sembra avere meno filo delle spacconate belliche. Ma attenzione a sbagliare la strada perché il rischio è infilarsi dentro un crinale pericoloso. Putin può essere sconfitto militarmente? Chi è disposto a infilarsi dentro un fronte che si allarga? Che Putin voglia conquistare l’Europa è una colossale fesseria. Ma che Putin possa infiammare l’Europa no.

Guardiamo dunque il plastico schieramento di leader che andrà fisicamente a Mosca per celebrare la capitolazione del nazismo. In quel blocco di Paesi c’è la rappresentazione di alleanze e convergenze. C’è un pezzo portante dei Brics, cioé la Cina con la presenza pesante di Xi Jinping, il quale brucia la strategia di Trump di frapporsi tra Mosca e Pechino; il Brasile con Lula, l’India che non presenzierà con Modi (“impegnato” sul fronte di guerra con il Pakistan) ma ha abbracciato lo spirito della giornata. E poi ci sono presidenti di altre nazioni quali il Vietnam (fortemente penalizzato dai dazi americani e quindi in cerca di sponde), di Cuba, del Venezuela (primo paese al mondo per riserve di petrolio con riserve certificate dall’OPEC pari ad oltre 300 miliardi di barili; cosi come è interlocutore pesante per le riserve accertate di gas, di oro, diamanti, coltan e risorse minerarie oggi ricercatissime). Non mancheranno Lukashenko e il palestinese Abbas.

Dal continente europeo voci favorevoli alla Giornata della Vittoria sono arrivate dallo slovacco Fico, dall’ungherese Orban e dal serbo Vucic, i quali molto probabilmente non saranno fisicamente a Mosca solo per problemi di salute. Bruxelles non può far finta di non vedere questo endorsement, che ha un valore politico. Soprattutto per la appassionata difesa che ha fatto il presidente della Repubblica serba Aleksander Vucic, il quale è la spia rossa di quell’area europea che già infiammò la coda del drammatico novecento, il secolo breve di Hobsbawm: i Balcani. La guerra nel Balcani risale a trent’anni fa e l’Europa si è convinta che sarebbero bastati gli accordi di Dayton per neutralizzare quell’area densa di identità spigolose e mai in pace. Quei Balcani non hanno mai smesso di rumoreggiare le loro diversità profonde. Non ce lo raccontano ma nella foresta dei Balcani, oggi, risuonano antichi richiami. Che Bruxelles non ascolta per ignoranza tanto da strizzare l’occhio ad alcune proteste già ribattezzate “la primavera serba”; Mosca, invece, quei richiami della foresta li ascolta e li asseconda per omogeneità culturale.
Putin non è affatto isolato e a Bruxelles (come nelle cancellerie dei paesi Ue) farebbero bene a pesare questa sfera di influenza, che guarda caso annoda aree attualmente incandescenti. Lo ripeto: la prova muscolare non conviene affatto e non per codardia ma per lettura geopolitica.

Ps. Ci sarebbe poi un altro dato: non è che l’Europa e l’Occidente hanno paura di ammettere il ruolo fondamentale dell’allora Unione Sovietica nella lotta vittoriosa al nazifascismo? Non è che tale ammissione metterebbe fuorigioco frasi come quella del presidente Mattarella che ha equiparato i russi ai nazisti?

di Gianluigi Paragone

Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.

Commenti Scrivi e lascia un commento

Condividi le tue opinioni su Il Giornale d'Italia

Caratteri rimanenti: 400

Articoli Recenti

x