03 Maggio 2025
Fonte: X @australian
Circa 18 milioni di australiani sono oggi chiamati alle urne. Il premier laburista in carica, Anthony Albanese, punta a confermare la propria leadership, ma la coalizione conservatrice guidata da Peter Dutton potrebbe ribaltare i pronostici. Secondo i sondaggi, i laburisti sarebbero in vantaggio per 51,3% sui conservatori, attestati al 48,7%.
L’Australia torna alle urne il 3 maggio per un’elezione anticipata che si preannuncia combattutissima. Indetto a sorpresa dal premier laburista Anthony Albanese, il voto coinvolgerà circa 18 milioni di elettori, chiamati a decidere non solo chi guiderà il prossimo governo, ma anche quale direzione prenderà il Paese su dossier cruciali come la crisi climatica, l’energia nucleare e l’esplosione dei prezzi immobiliari.
A 2 anni dal ritorno al governo dopo un decennio all’opposizione, i laburisti di Albanese si giocano la riconferma contro la Coalizione Liberale-Nazionale di centrodestra, guidata da Peter Dutton. La scelta di anticipare il voto, che sarebbe stato comunque necessario entro la fine di maggio, risponde a una strategia politica: consolidare il consenso prima di eventuali cali nei sondaggi.
Ma la sfida è tutt’altro che chiusa. Sebbene i sondaggi più recenti, come quelli aggregati dal Guardian Australia, indichino un lieve vantaggio per il partito laburista (con una forbice tra il 49,5% e il 53,1%), la Coalizione conserva un forte sostegno (47%–50,5%) e potrebbe ancora spuntarla, specie se dovesse intercettare il crescente voto anti-sistema.
Il sistema elettorale australiano, basato sulla maggioranza assoluta, impone a ogni candidato di ottenere più del 50% dei voti nel proprio collegio per essere eletto. Dei 150 seggi della Camera dei Rappresentanti e dei 40 seggi del Senato messi in palio, almeno 76 alla Camera sono necessari per ottenere una maggioranza governativa.
Attualmente, i laburisti detengono 78 seggi, ma con la recente abolizione di un collegio, il margine di sicurezza si è assottigliato. Basterà perdere due seggi per dover negoziare un governo di minoranza. Una prospettiva tutt’altro che remota, visto l’incremento costante del voto a partiti minori e candidati indipendenti: già nel 2022 un australiano su 3 ha scelto di votare al di fuori dei due blocchi principali.
A infiammare il dibattito elettorale sono in particolare le politiche ambientali ed energetiche. Albanese ha promesso un piano climatico ambizioso, ma resta vago sull’eventuale uso dell’energia nucleare. Dutton, al contrario, ha posto l’energia atomica tra i pilastri del suo programma, sostenendo sia indispensabile per contenere i costi e garantire la transizione.
Il fronte economico è altrettanto delicato. Con i prezzi delle case ai massimi storici, entrambi gli schieramenti si sono lanciati in proposte mirate. Il governo ha approvato un taglio fiscale da 17 miliardi di dollari australiani, mentre Dutton ha promesso una riduzione delle accise sul carburante.
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