11 Dicembre 2024
Mark Regev alla MSNBC
Mark Regev, ex-consigliere del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, è stato incriminato in Australia con l'accusa di aver promosso il genocidio. Le accuse sono state formalmente presentate in un tribunale di Melbourne.
La denuncia è stata avanzata da Uncle Robbie Thorpe, un anziano Krautungalung e attivista per i diritti umani degli aborigeni in Australia. Thorpe sostiene che Regev abbia pubblicamente appoggiato azioni che costituirebbero genocidio durante l’assedio di Gaza.
In particolare, le accuse si concentrano su un lungo dossier dichiarazioni rilasciate da Regev ai media australiani, nelle quali avrebbe promosso politiche mirate alla distruzione della popolazione palestinese di Gaza, incluso l’utilizzo della fame come strategia di assedio della Striscia in un’intervista alla radio ABC National Radio.
“Beh, le faccio la seguente domanda: mi può indicare una situazione in cui un territorio confinante ha attaccato un paese uccidendo la sua gente, prendendo decine di ostaggi e poi l'altro paese dice ‘le frontiere commerciali sono aperte, l'elettricità scorre, l'acqua è fornita’”, sono queste lacune delle frasi pronunciate da Regev che secondo l’accusa avrebbero “incoraggiato il genocidio” della popolazione civile a Gaza.
“In Israele siamo certi che gran parte di loro (i civili palestinesi di Gaza, ndr) sono combattenti e quindi obiettivi legittimi per le operazioni militari israeliane”, ha infatti dichiarato Regev durante un’intervista alla BBC il 26 gennaio 2024.
Secondo la sezione 80.2D del Criminal Code Act del 1995, l’incitamento al genocidio è punibile con un massimo di sette anni di carcere. Questa normativa, che richiede una soglia probatoria più bassa rispetto al diritto internazionale, rappresenta un test cruciale per le capacità dell'Australia di perseguire crimini internazionali gravi a livello nazionale.
Thorpe ha sottolineato l'importanza della causa per adempiere agli obblighi legali e morali dell'Australia. “Questo caso dimostrerà se l’Australia prende sul serio il perseguimento dei crimini di genocidio o se consente ai suoi cittadini di nascondersi dietro la burocrazia. Abbiamo una legge con una soglia probatoria inferiore rispetto al diritto internazionale. Deve essere applicata ora per garantire responsabilità per azioni che promuovono distruzione e sofferenza,” ha dichiarato in un comunicato. Regev infatti possiede un doppio passaporto israeliano e australiano.
La causa si inserisce in un contesto di cambiamento nella posizione dell’Australia sul conflitto israelo-palestinese. Di recente, il Paese ha appoggiato una risoluzione dell’ONU che chiede la fine dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi, segnalando un allontanamento dalla sua tradizionale vicinanza agli Stati Uniti.
Israele ha invocato l’immunità diplomatica per Regev. Secondo alcuni attivisti, il caso rappresenta un’opportunità per l’Australia di assumere un ruolo guida nell'applicazione della giustizia internazionale.
Mark Regev ha ricoperto il ruolo di consigliere del Primo Ministro israeliano tra il 2020 e il 2021. Dal 2016 al 2020 Regev è stato ambasciatore di Israele nel Regno Unito e in precedenza è stato portavoce internazionale dell'Ufficio del Primo Ministro dal 2007 al 2016. Attualmente è Presidente dell'Istituto Abba Eban per la diplomazia e le relazioni estere dell'Università Reichman in Israele.
Le accuse ne suoi confronti sono state in passato mosse anche dal sito electronicintifada.net. Regev infatti avrebbe ammesso in diretta tv alla americana MSNBC che Israele “ha bruciato centinaia di corpi il 7 ottobre.
Queste le sue affermazioni: “Inizialmente, nell'atroce attacco di Hamas contro il nostro popolo del 7 ottobre, avevamo detto che il numero delle vittime era di 1.400 e ora abbiamo rivisto la cifra a 1.200 perché abbiamo capito che avevamo sovrastimato, che avevamo commesso un errore. C'erano corpi così gravemente bruciati che pensavamo fossero nostri, ma alla fine sembravano terroristi di Hamas”.
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