05 Gennaio 2025
La vignetta su Jeff Bezos e altri magnati censurata dal Washington Post, fonte: social X, @AaronParnas
Il Washington Post, storico baluardo della democrazia americana e di proprietà di Jeff Bezos, si trova al centro di un acceso dibattito sulla libertà di stampa dopo una vignetta satirica su di lui che è stata censurata. La controversia è esplosa dopo la decisione del giornale di non pubblicare una vignetta satirica di Ann Telnaes, disegnatrice di lungo corso e vincitrice di un premio Pulitzer, che raffigurava Bezos e altri grandi nomi della tecnologia genuflessi davanti a una statua di Donald Trump.
Nella vignetta censurata, Telnaes rappresentava Bezos, Sam Altman di OpenAI, Mark Zuckerberg di Meta, Patrick Soon-Shiong del Los Angeles Times e persino Topolino inginocchiati davanti a Trump, con sacchi di dollari offerti come tributo. Una satira pungente che sottolinea la corsa dei tycoon della tecnologia a ingraziarsi Trump, tornato alla ribalta come figura politica dominante negli Stati Uniti.
In risposta al rifiuto del quotidiano di pubblicare la vignetta, Telnaes si è dimessa dal Washington Post, denunciando il caso su internet e facendo diventare virale il disegno. “In tanti anni di collaborazione con il Post, ho avuto discussioni e contrasti con i responsabili editoriali, ma mai un mio disegno era stato respinto per via dei personaggi o dei fatti che prendevo di mira”, ha dichiarato Telnaes, definendo la decisione “una svolta epocale e pericolosa per la stampa libera”.
David Shipley, direttore delle pagine dei commenti del giornale, ha risposto alle accuse, affermando che il rifiuto non era motivato dai contenuti, ma dalla necessità di evitare la ripetizione di messaggi. “Il quotidiano aveva già pubblicato un editoriale sullo stesso argomento e si apprestava a pubblicarne un altro, stavolta satirico,” ha spiegato Shipley, aggiungendo di aver invitato Telnaes a tornare in redazione per trovare una soluzione.
Secondo molti osservatori, questa vicenda non si limita al caso specifico della vignetta. La situazione riflette un contesto mediatico in cui i grandi tycoon e le aziende tecnologiche cercano di evitare conflitti con Trump per ottenere vantaggi come deregolamentazioni e incentivi. Come sottolineato dalla vignetta di Telnaes, personaggi come Bezos e Soon-Shiong avrebbero vietato ai loro giornali di appoggiare la candidatura di Kamala Harris, mentre la Disney, rappresentata da Topolino, avrebbe risolto una controversia legale con Trump versandogli 15 milioni di dollari.
Trump stesso ha confermato questo cambiamento: “Otto anni fa erano tutti contro di me, oggi tutti vogliono essere miei amici”, ha dichiarato il neo eletto presidente. A differenza del 2016, quando Trump era visto come una minaccia e la sua ascesa generava un “effetto Donald” positivo per vendite e ascolti di media progressisti, oggi molti giornali sembrano più attenti a non inimicarsi un Trump rafforzato e in grado di influenzare le politiche economiche.
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