29 Dicembre 2024
Cecilia Sala, fonte: imagoeconomica
Gli Usa hanno ufficialmente richiesto l'estradizione dell'iraniano arrestato in Italia. Ora la parola passa alla Corte d'Appello di Milano che dovrà valutare, in base alla documentazione arrivata dalle autorità americane, se ci sono o meno le condizioni per accogliere la richiesta di estradizione. La decisione finale, dopo il via libera della Corte d'appello, è esclusivamente del ministero della giustizia che ha 10 giorni di tempo per rendere effettiva l'estradizione. Il dipartimento di Stato Usa ha anche minacciato Teheran: "Chiediamo ancora una volta il rilascio immediato e incondizionato di tutti i prigionieri arbitrariamente detenuti in Iran senza giusta causa", con chiaro riferimento di Washington a Cecilia Sala, arrestata a Teheran lo scorso 19 dicembre e portata in un carcere di Evin. Secondo il ministro degli Esteri Tajani "è in buona salute ed in cella da sola".
Un funzionario del dipartimento Usa ha dichiarato: "Il regime iraniano continua a detenere ingiustamente i cittadini di molti altri Paesi, spesso per utilizzarli come leva politica. Non c’è alcuna giustificazione per questo e dovrebbero essere rilasciati immediatamente". L'Italia sembra schierata come spesso accade sulla stessa linea di Washington: "Rimaniamo impegnati a utilizzare tutti gli strumenti disponibili per contrastare l’intera gamma delle azioni destabilizzanti dell’Iran".
Tre giorni prima dell'arresto della giornalista del Foglio a Milano è stato fermato un uomo iraniano, il cittadino Mohammad Abedini Najafabad, bloccato su ordine della giustizia americana: è probabile che tra i due casi ci sia un collegamento, e che si possa arrivare ad un accordo diplomatico tramite uno scambio di ostaggi. Una carta che in questo momento però appare poco praticabile vista la mossa degli Usa, che hanno formalizzato la richiesta di estradizione dell'iraniano, mettendo chiaramente in secondo piano la vicenda della giovane giornalista.
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